Benessere economico, ma anche sociale: un nuovo studio incorona il Friuli

Gli indicatori del benessere in Friuli secondo l’Istat.

Alle volte non ci si rende conto di vivere in un luogo, il Friuli Venezia Giulia, in cui si sta bene, meglio che in molte parti d’Italia; dopo la classifica del Sole 24 Ore sulla qualità della vita, l’ulteriore conferma arriva dall’Istat che oggi ha pubblicato il nuovo rapporto sul Benessere equo sostenibile (Bes) dei territori.

Il sistema di indicatori BesT, riferiti alle province e città metropolitane italiane, comprende un ampio set di fattori integrati con ulteriori indicatori di benessere (in tutto, 70 parametri) in grado di cogliere le specificità locali, per tracciare un quadro non limitato al benessere economico, ma comprensivo anche di quello sociale e ambientale.

I risultati del Friuli Venezia Giulia.

In quest’ottica, le province del Friuli Venezia Giulia hanno livelli di benessere relativo più alti sia rispetto all’Italia, sia al complesso dei territori del Nord-est. Classificando le province italiane in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) sul totale degli indicatori, il 35,8 per cento delle misure colloca le province della nostra regione nella classe di benessere più elevata e il 60 per cento delle misure le assegna alle classi medio-alta e alta (la media delle province del Nord-est è rispettivamente 29,3 e 56,1 per cento).

I segnali di svantaggio sono meno frequenti. Poco meno del 20 per cento delle misure si concentra nella coda della distribuzione, ovvero nelle due classi di benessere relativo più basse tra le cinque considerate (la media delle province del Nord-est è 25,2 per cento).

I punti di forza della nostra regione.

Nell’ultimo anno i livelli di benessere relativo più elevati si osservano nella provincia di Trieste che registra la maggior parte degli indicatori nella classe alta e medio-alta (68,3 per cento, oltre otto punti percentuali in più del dato medio regionale) e per la quota minore in quelle bassa e medio-bassa (15,0 per cento).

Sul versante opposto, la provincia di Gorizia è quella che tende a posizionarsi più frequentemente nelle classi bassa e medio-bassa (21,7 per cento degli indicatori) e meno frequentemente su livelli di benessere relativo alto e medio-alto (51,7 per cento). Le province di Udine e Pordenone si collocano in posizione intermedia, con la stessa percentuale di indicatori nelle due classi inferiori (20 per cento) e con una differenza di 6,7 punti percentuali a favore di Pordenone nelle due classi superiori.

Confrontando i vari indicatori, i risultati migliori si registrano nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, dove il 54,2 per cento delle misure provinciali è nella classe di benessere relativo alta e il 41,7 per cento in quella medio-alta.

Anche nel dominio Sicurezza le province del Friuli-Venezia Giulia mostrano livelli di benessere alti: la metà degli indicatori provinciali ricade nella classe di testa, nessun indicatore si
colloca in quella bassa e solo il 12,5 per cento è nella medio-bassa.

Un risultato simile si osserva per Istruzione e formazione, con nessun indicatore nella classe di coda e il 75,0 per cento nelle due più elevate. Sono da menzionare anche i buoni risultati dei domini Relazioni sociali, Innovazione, ricerca e creatività e Patrimonio e paesaggio culturale.

Le criticità.

Nel dominio Politica e istituzioni il 43,8 per cento delle misure colloca le province del Friuli Venezia Giulia nelle due classi di coda, anche se lo svantaggio viene mitigato da una quota analoga di indicatori nella classe alta. Tra i valori più alti, c’è la quota di donne nelle amministrazioni e la capacità di riscossione dei Comuni; tra quelli più bassi c’è invece la quota di amministratori sotto i 40 anni e il sovraffollamento delle carceri.

Punti di debolezza emergono anche nei domini Qualità dei servizi e Benessere economico, in cui quote elevate di indicatori nelle classi di benessere elevate si accompagnano a livelli non irrilevanti di indicatori nella classe più bassa (rispettivamente pari al 21,4 e al 25 per cento degli indicatori provinciali).