Affitti da pagare, pochi ristori e personale a casa: palestre e piscine del Fvg sul lastrico per le chiusure

Palestre e piscine ancora fermi in Fvg.

Ancora al palo. E alle prese con una situazione che si aggrava sempre più. Il ritorno in zona gialla del Fvg è coinciso con la riapertura di mostre e musei, ma c’è chi è ancora fermo da mesi. Sono le palestre e le piscine della regione.

Sono quattro mesi che io e mia moglie “mangiamo” i risparmi accumulati negli anni, pur di rimanere a galla” confessa con amarezza Ivano Beltramini, titolare della palestra Relax Center di via Volturno a Udine. “I ristori arrivati sono stati un terzo delle tasse da pagare – prosegue – e non sappiamo cosa accadrà per i mesi di gennaio e febbraio”.

Se fino allo scorso marzo la palestra aveva due collaboratori, Beltramini e la consorte Samantha Pinna, che è anche preparatore atletico, sono rimasti soli a condurre l’attività. “Quello che ci pesa di più – aggiunge Ivano – è l’incertezza su quando potremo riaprire. Qualcuno parla di indice Rt inferiore a 0.5, ma oggi pare quasi un miraggio. Tutto ciò fa rabbia: da maggio a ottobre, nelle palestre non ci sono stati contagi“. E se le lezioni online non sono la soluzione per salvare i conti (“poteva funzionare con la gente in lockdown, ma non ora”), la questione è anche un’altra. “La gente, senza poter fare attività fisica, si sta ammalando – conclude Beltramini -. Il problema della salute è grave. La palestra non è selfie e muscoli, ma anche settantenni in riabilitazione, ragazzi che si allenano e altro. Queste chiusure equivalgono a minare la propria condizioni fisica e psichica. E purtroppo, molti non si fidano più a sottoscrivere abbonamenti lunghi”.

Quadro critico anche per le piscine. “Parlano di febbraio o marzo per riaprire, ma secondo me andremo a dopo Pasqua. Arrabbiati? No, molto delusi”. È amareggiato Maurizio Vidus, presidente dell’Unione Nuoto Friuli. Una realtà importante, con 7 dipendenti – tutti in cassa integrazione – e una quarantina di collaboratori con un “giro”, prima del coronavirus, di 1.900 bambini nella scuola nuoto.

Oggi, nella piscina di Villa Primavera l’Unione Nuoto Friuli, grazie ad altre società, riesce a portare avanti almeno l’attività agonistica. Ma c’è il problema, non di poco conto, dei conti. “Siamo in affitto, per fortuna la proprietà non ci chiede nulla per i mesi di chiusura totale. Ma – aggiunge Vidus – comunque il nostro bilancio è in equilibrio e potremmo andare in difficoltà se la situazione continuerà così. D’estate abbiamo avuto un calo del 45%”.

E dei suoi collaboratori, intanto, qualcuno si è già riconvertito in un’altra professione. Per i dipendenti, finora la cassa integrazione è arrivata con il contagocce e chi ha famiglia ne risente. Vidus, figlio di Marcello che ha fondato l’Unione Nuoto Friuli negli anni ’70, si sforza comunque di guardare avanti. “A me basterebbe riaprire. I conti li faremo dopo. Ma vedere una parte delle piscine chiuse fa male al cuore“, conclude Maurizio.