La qualità dell’aria dopo il coronavirus, lo studio dell’Arpa Fvg

Riflessioni per una maggiore tutela dell’ambiente e dell’aria.

Il blocco, anche in Friuli, della circolazione e delle attività dei settori produttivi a causa del coronavirus ha determinato condizioni ambientali uniche ed irripetibili. Proprio questa situazione ha consentito ad Arpa FVG di realizzare uno studio sugli effetti del lockdown in rapporto alla qualità dell’aria.

La ricerca – effettuata anche grazie al progetto europeo Prepair – prende in considerazione una serie articolata di dati e informazioni nei tre mesi di blocco. Infatti, sono state analizzatele variazioni nella mobilità, i livelli di inquinamento atmosferico, la riduzione delle emissioni degli inquinanti e le variabilità del meteo.

Nello studio viene evidenziato come la drastica chiusura di alcuni settori e l’azzeramento delle relative emissioni abbia portato ad una riduzione nelle concentrazioni dei principali inquinanti dell’aria. Tuttavia, il lockdown non è stato risolutivo per tutti gli inquinanti che presentano ancora degli elementi di criticità.

I dati delle riduzioni di emissioni.

Le misure emergenziali a livello regionale hanno complessivamente prodotto riduzioni nelle emissioni degli ossidi di azoto (circa -25%), seguiti dall’anidride carbonica (circa -19%) e dal monossido di carbonio (circa -16%). Minori sono risultate le riduzioni nelle emissioni di ammoniaca (circa -3%) e di materiale particolato (circa -8%).

Di conseguenza, le stazioni di monitoraggio regionali hanno misurato un deciso calo delle concentrazioni in aria di biossido di azoto (circa -40% rispetto agli anni precedenti) e una altrettanto marcata riduzione nelle concentrazioni del benzene.

Le polveri sottili hanno presentato un calo decisamente meno rilevante (pari o inferiore al 10%) e fluttuazioni più marcate, mentre per l’ozono – inquinante fortemente legato alla radiazione solare e dunque molto variabile tra un anno e l’altro – non sono state rilevate variazioni evidenti rispetto agli anni precedenti.

Nello studio Arpa i dati raccolti nel periodo del lockdown sono stati utilizzati anche per valutare l’efficacia di alcuni indicatori combinati. In particolare, il rapporto toluene/benzene in corrispondenza del lockdown è calato vistosamente, da valori tipici del traffico veicolare a valori caratteristici della combustione di legna. L’analisi granulometrica delle polveri sottili ha palesato, invece, una riduzione della risospensione della frazione grossolana del particolato dovuta al transito di veicoli.

Per quanto riguarda i metalli presenti nelle polveri sottili, lo studio evidenzia un significativo calo di antimonio e rame, originati prevalentemente dall’usura dei freni dei veicoli. Infine, lo studio rileva nel PM10 la riduzione degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) associati ai trasporti, che fa risaltare quelli invece legati alla combustione domestica.

Un modo per tutelare l’aria.

Complessivamente, lo studio Arpa mostra come la riduzione strutturale e sistematica dell’inquinamento atmosferico non possa avvenire agendo solamente, ancorché in maniera drastica, su uno o pochi settori produttivi come è avvenuto durante il lockdown. Invece, una riduzione efficace può avvenire solamente agendo in maniera coordinata su tutte le tipologie di sorgenti di inquinanti.

Dunque, per il conseguimento degli obiettivi posti a tutela della qualità dell’aria e dell’ambiente, discendono orientamenti e riflessioni per attuare un modello di sviluppo orientato sulla sostenibilità, che tenga conto sia delle nuove e migliori tecnologie, sia delle scelte individuali.