Scontro sulla sanità in Fvg: “Soldi alle strutture private”. La replica: “Mistificazione della realtà”. Delusione di Palmanova

La decisione della Regione sulla sanità.

I sindacati paventano “una riproposizione in piccolo di quel sistema lombardo che ha penosamente fallito di fronte l’emergenza sanitaria”. L’opposizione in consiglio regionale la bolla come una manovra che “non considera la salute un bene comune”. Dall’altra parte c’è chi, nella maggioranza, la difende e, anzi, ritiene “andasse fatta prima”.

La decisione della giunta Fedriga di rafforzare, con un’iniezione economica di 20 milioni di euro, la sinergia con il privato accreditato e motivata dalla necessità “di smaltire gli arretrati generati dalla pandemia”, come aveva annunciato il vicegovernatore con delega alla Salute Riccardo Riccardi, sta scatenando una levata di scudi generale.

Critica la Cgil lavoro e pensionati.

Sono contrari i sindacati, che ritengono il piano in “stridente contraddizione con le drammatiche esigenze evidenziate dalla pandemia, con le direttive del Governo italiano e le stesse linee guida dell’Oms”. A metterlo nero su bianco, all’unisono, sono i sindacati Cgil del lavoro pubblico e dei pensionati, con i segretari regionali Orietta Olivo (Funzione pubblica) e Roberto Treu (Spi), che bocciano in pieno la scelta, “tutta ideologica“, di favorire il privato a scapito degli investimenti nel pubblico.
“Nonostante il Governo abbia stanziato consistenti risorse aggiuntive proprio per contrastare la crescita delle liste di attesa attraverso adeguati interventi di potenziamento della sanità pubblica – denunciano Olivo e Treu –, la Regione va esattamente nella direzione opposta, prefigurando una riproposizione in piccolo di quel sistema lombardo che ha penosamente fallito di fronte l’emergenza sanitaria”.

Per Honsell la sanità deve restare “bene pubblico”.

Sulla stessa linea anche il consigliere regionale di Open Sinistra Fvg, Furio Honsell. “Ma come è possibile che non ci sia ancora resi conto – commenta l’esponente di opposizione – che l’altissimo numero di morti in Italia e anche in questa regione è stato provocato dalla scarsa efficacia dei sistemi di prevenzione e di prossimità territoriale? Ovvero- continua Honsell – dal non considerare la salute come un bene comune? Di questi temi il privato non si è mai occupato. Inoltre va sfatato il mito che il privato, il cui unico scopo è l’utile finanziario, sia più economico del pubblico il cui scopo è invece la difesa del bene pubblico che è la salute”.

Palmanova spera ancora nel super ospedale.

Critico anche il sindaco di Palmanova, Francesco Martines che, in particolare, sposta il focus sull’ospedale della città stellata. “La Regione – attacca il primo cittadino – decide di affidare a soggetti privati parte di quelle attività programmate di oculistica e ortopedia che dovevano fare della struttura palmarina il super ospedale promesso, e ancora non realizzato, dall’amministrazione regionale. Mi chiedo se Palmanova debba attendere ancora per avere concrete possibilità di rilancio. Comprendo e condivido sia necessario smaltire le attività arretrate, ferme da mesi per l’emergenza Covid – conclude Martines –, ma questa poteva essere la giusta occasione per programmare la riorganizzazione del nostro ospedale, una struttura pubblica che ha ampie capacità di crescita, alte professionalità e 8 sale operatorie di ultima generazione”.

Forza Italia parla di mistificazione della realtà

Chi, invece, saluta con favore la manovra è Roberto Novelli, deputato di Forza Italia e componente della commissione Affari sociali della Camera, che replicando alle accuse mosse da esponenti del Partito democratico del Fvg. “Se un errore è stato fatto – ironizza Novelli –, non è quello di aver deciso oggi di ampliare la collaborazione tra sanità pubblica e privato accreditato, ma di non averlo fatto prima. Chi oggi mistifica la realtà parlando di attacco finale al sistema sanitario pubblico dimentica che il Friuli Venezia Giulia ha una percentuale di spesa sanitaria per assistenza privata accreditata tra le più basse d’Italia: 11,9%, quartultima in Italia. E persino regioni storicamente rosse come l’Emilia Romagna e la Toscana registrano percentuali che si avvicinano al 20%. Ma in questi casi si tratta di politiche illuminate, mentre se a portarle avanti è il centrodestra siamo di fronte alla fine del pubblico. Non c’è limite alla mancanza di pudore”.