Non accetta la separazione, molesta la moglie e minaccia di morte l’amico

L’arresto dell’uomo che perseguita la moglie a Udine.

Non accetta la fine della relazione e, oltre a molestare la moglie dalla quale si sta separando, minaccia gravemente l’amico di lei. È accaduto nella notte di domenica 14 novembre a Udine, quando gli agenti della Polizia di Stato della Squadra Volanti della Questura udinese hanno tratto in arresto un cittadino italiano per atti persecutori e violazione del divieto di avvicinamento nei confronti della moglie, dalla quale si sta separando.

Gli agenti sono intervenuti nella tarda serata di sabato in un ristorante del centro, dove la donna si era recata con un amico a cenare. Fuori dal locale l’attendeva però il marito, al quale a fine luglio scorso era stato notificato il divieto di avvicinamento alla donna ed ai luoghi da ella frequentati a seguito di maltrattamenti in famiglia, che iniziava dapprima a minacciare di morte la donna e poi a prendersela con l’amico, con il quale veniva alle mani.

Il personale del locale riusciva a dividere i due contendenti e consentiva così alla coppia di entrare; il marito, non soddisfatto, poco dopo entrava a sua volta nel ristorante, inveendo e minacciando l’altro uomo e costringendo nuovamente il personale ad intervenire per evitare più gravi conseguenze. Intervenivano sul posto gli agenti di una Volante, chiamata attraverso il numero unico di emergenza dal gestore del locale, e bloccavano l’uomo che, anche in loro presenza, continuava a minacciare di morte l’altro.

I poliziotti nell’immediatezza accertavano innanzi tutto la sussistenza a carico del marito del divieto di avvicinamento alla moglie, palesemente violato, e riuscivano poi a ricostruire una serie di condotte moleste e pregiudizievoli poste in essere dallo stesso nei confronti di lei, già nei giorni precedenti, e che le avevano cagionato ansia ed un fondato timore per la propria incolumità. L’uomo veniva quindi arrestato per il divieto della misura impostagli e per atti persecutori, e condotto in carcere.

In sede di convalida dell’arresto il Gip ha disposto per lo stesso la misura della custodia cautelare in carcere, al momento ritenuta l’unica idonea ad evitare la reiterazione dei reati.