Scoperti 30mila metri cubi di rifiuti stoccati vicino all’argine del fiume Torre

Il sequestro dei carabinieri a Romans d’Isonzo.

Violazioni di norme sulla tutela ambientale e di sicurezza sul lavoro. Succedeva a Romans d’Isonzo, dove i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Udine unitamente a personale dell’Asugi e della Sezione CC della Procura di Gorizia hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale di Gorizia sull’impianto della “Calcestruzzi Trieste Srl” a Romans d’Isonzo.

La misura cautelare ha tratto fondamento dalle approfondite indagini condotte dai militari del comparto per la tutela ambientale a partire dal 2019 a carico dell’impresa – operante nel settore dell’estrazione e trattamento di inerti – a seguito di un controllo volto alla verifica del rispetto delle autorizzazioni rilasciate in favore dell’azienda dalle autorità competenti in materia. Già in quel primo frangente, risalente al maggio 2019, il sito industriale era stato posto in sequestro per evidenti infrazioni alle norme ambientali in quanto i Carabinieri del Noe di Udine ed i militari della Sezione CC della Procura di Gorizia riscontrarono la presenza in loco di un quantitativo di circa 30mila metri cubi di rifiuti stoccati illecitamente in zona sottoposta a vincolo paesaggistico poiché attigua all’argine del fiume Torre.

Nel corso di quel primo accesso, i militari del Comando per la Tutela Ambientale del capoluogo friulano avevano esteso i loro controlli anche ad altri aspetti che, data la loro complessità, richiedevano maggiore approfondimento. Al termine degli accertamenti, compendiati nella richiesta di sequestro dell’intero impianto, oltre all’esistenza di una discarica abusiva di inerti e alla gestione illecita di rifiuti, fu riscontrata la presenza di una vasca di raccolta acque reflue di dilavamento priva di autorizzazione allo scarico. A tutto questo si erano aggiunte poi numerosissime criticità in materia di sicurezza sul lavoro, riscontrate dall’azienda sanitaria, giacché fu riscontrato – tra l’altro – la mancata revisione di alcuni macchinari, l’assenza del documento di valutazione dei rischi e l’inadeguatezza dell’impianto antincendio.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Gorizia, hanno svelato dunque un gravissimo quadro di plurime violazioni delle norme in materia ambientale e di prevenzione degli infortuni sul lavoro che ha indotto ad avanzare richiesta – pienamente avallata poi dal Gip del Tribunale di Gorizia – di sequestro preventivo degli impianti presenti all’interno dello stabilimento di Romans d’Isonzo della “Calcestruzzi Trieste Srl”.