Friuli, cresce la domanda di badanti: entro il 2028 ne serviranno quasi 22mila

Con l’invecchiamento della popolazione, in Friuli cresce la domanda di badanti.

In una regione che invecchia rapidamente come il Friuli Venezia Giulia, cresce la necessità di figure professionali dedicate all’assistenza e al lavoro domestico: secondo quanto riportato nel 3° Rapporto curato da IDOS e Assindatcolf, il fabbisogno complessivo di lavoratori domestici nella regione raggiungerà, entro il 2028, le 28.300 unità, tra colf e badanti.

Il dato emerge da una proiezione effettuata su base demografica, che tiene conto sia del progressivo invecchiamento della popolazione sia dell’incidenza di situazioni di non autosufficienza tra gli over 65. Solo nel 2026, infatti, la stima parla di oltre 21.000 badanti necessari nel territorio regionale, di cui più di 15.600 di cittadinanza straniera. A questi si aggiungeranno circa 6.500 colf, anch’essi in larga parte di origine straniera.

Il rapporto evidenzia come la componente immigrata rappresenti la spina dorsale del settore domestico: nel Friuli Venezia Giulia, infatti, i lavoratori stranieri impiegati nel comparto superano abbondantemente il 70%, con una prevalenza di donne, spesso tra i 40 e i 60 anni, provenienti principalmente da Romania, Ucraina e Filippine.

Nel triennio 2026-2028, si prevede un fabbisogno aggiuntivo medio annuo di 514 nuovi lavoratori domestici, di cui circa 358 stranieri, quasi 246 dei quali non comunitari. Si tratta, in gran parte, di manodopera da reperire attraverso i decreti flussi, poiché già oggi il settore registra una copertura insufficiente rispetto alla domanda.

L’analisi mostra inoltre che, nel Nord Italia e in particolare nel Friuli Venezia Giulia, il ricorso all’assistenza a pagamento per gli anziani è più frequente rispetto alle regioni del Sud, anche a causa della minore disponibilità di reti familiari e della più alta incidenza di nuclei composti da anziani soli.

Una programmazione più precisa per una sfida sociale urgente

Secondo il rapporto, è necessario adottare politiche più strutturate per regolarizzare e sostenere questo tipo di lavoro, ancora oggi soggetto a un elevato tasso di irregolarità (stimato al 45,4% per i servizi alla persona).

La sfida dei prossimi anni sarà quella di rispondere a un bisogno crescente di cura e assistenza in una società che invecchia, garantendo al tempo stesso condizioni di lavoro eque e stabili per chi presta servizio nelle case delle famiglie italiane — friulane comprese.