La polemica dopo gli insulti a Maignan: “Razzisti banditi a vita dallo stadio”

Dopo gli insulti razzisti al portiere del Milan, Mike Maignan.

Non si placa la polemica dopo gli insulti razzisti allo Stadio Friuli, diretti verso il portiere del Milan Mike Maignan che hanno portato anche alla sospensione, per cinque minuti, della partita di sabato sera giocata in casa dall’Udinese.

Dopo le accuse di complicità dei bianconeri, infatti, oggi è intervenuto il direttore generale della squadra friulana, Franco Collavino, annunciando la linea dura: “L’eventuale Daspo delle autorità giudiziarie ha una durata limitata, noi invece lavoreremo per escludere a vita questi razzisti dallo stadio – sono le parole riportate dall’Ansa -. Siamo convinti che si tratti di non più di due o tre persone. Non ci sono stati cori: ce lo hanno confermato sia l’arbitro, sia la Procura federale. In ogni caso, non importa il numero: fosse anche uno soltanto, resta una cosa gravissima”.

Anche la Curva Nord, cuore della tifoseria friulana, ha rilasciato un comunicato: “La Curva Nord – cita la nota -, non accetta di essere infangata senza alcuna verifica o approfondimento. Le accuse di razzismo e di ignoranza non ci toccano. Noi accogliamo persone di tutte le età, di tutte le classi sociali e di tutte le nazioni. L’unico colore che conta veramente è il bianco-nero”.

E ancora: “Durante Udinese Milan, non è stato effettuato nessun coro discriminatorio. Eventuali parole maleducate o urla incivili di un singolo non rispecchiano la nostra comunità. Numerosi giocatori dell’Udinese sono di colore e nessuno si è mai lamentato di aver subito comportamenti razzisti allo Stadio o nella vita di tutti i giorni da parte del popolo friulano”.

Anche la politica interviene per difendere i tifosi dalle accuse: dopo Massimiliano Fedriga e Alberto Felice de Toni, oggi si sono fatti sentire i rispettivi assessori allo sport, quello regionale, Mario Anzil, e quella comunale, Chiara Dazzan.

“Episodi come quello accaduto sabato sera allo stadio vanno condannati duramente – ha detto Anzil -. Fatta questa doverosa premessa, con l’augurio che i responsabili rispondano per la loro condotta, è giusto sottolineare come la nostra non sia una regione razzista. Tutt’altro: il Friuli Venezia Giulia è una terra di comunità civili, solidali e la stessa squadra dell’Udinese è multietnica. Sembra che tutto il nostro territorio sia visto come una regione razzista. Peraltro è stato accertato si tratti di due, tre, forse quattro persone: non c’è stato alcun coro e lo stadio di Udine non è razzista, come non lo è la ‘curva’. È veramente un peccato che il caso venga amplificato forse oltre i limiti di quello che è accaduto realmente”.

“Mi unisco alla fiera voce collettiva che si è alzata da parte della gente di Udine e del Friuli: non siamo razzisti e non lo è lo stadio della nostra città – ha commentato Dazzan -, le generalizzazioni sono sbagliate, perché fortunatamente quello che è accaduto, un’esecrabile interpretazione di ciò che è tifo, è stato opera di pochi ignoranti. Allo stesso tempo, il gesto eclatante di Maignan, con cui sono d’accordo e solidarizzo totalmente, ci dà l’occasione e lo spunto per fare finalmente una profonda riflessione sul funzionamento e sulle dinamiche del sistema socio-culturale di cui facciamo parte e di cui gli stadi sono solo una delle rappresentazione”.