Sparatoria dopo la rissa a Trieste, fu un regolamento di conti: arresti e perquisizioni

L’operazione di polizia dopo la rissa con sparatoria a Trieste.

Vasta operazione di polizia giudiziaria coordinata dalla locale Procura della Repubblica. È quella andata in scena questa mattina con l’impiego di oltre 150 uomini della Polizia di Stato all’esito della quale sono state eseguite cinque ordinanze di custodia cautelari in carcere ed agli arresti domiciliari emesse da Gip di Trieste, Massimo Tomassini, su richiesta del Pubblico ministero titolare del fascicolo processuale, Chiara De Grassi.

A finire nei guai sono stati cinque cittadini kosovari, a seguito della nota sparatoria, che ha scosso l’intera cittadinanza, avvenuta lo scorso 4 settembre in via Carducci. In carcere sono finiti Gazmend Tahiri, 38 anni, Meriton Islami, 23, Visar Islami, 26, e Clirim Zabelaj, 21 anni. Agli arresti domiciliari, invece, è finito Fazli Islami, 43 anni.

Le indagini.

È l’ulteriore frutto degli ininterrotti approfondimenti investigativi esperiti, dopo la sparatoria a Trieste, dagli investigatori della Sezione Reati contro la persona, in danno dei minori e sessuali della Squadra Mobile giuliana sotto il coordinamento dalla locale Procura della Repubblica. All’importante risultato si aggiunge poi quello dell’adozione, da parte dell’Autorità di Pubblica Sicurezza, di provvedimenti amministrativi nei confronti di 5 degli indagati. All’esito dell’esecuzione delle misure giudiziarie cautelari, i poliziotti hanno provveduto alla notifica di 4 provvedimenti di revoca del permesso di soggiorno ed 1 di diniego al rilascio del permesso di soggiorno di lungo periodo, emessi dal Questore di Trieste. L’attento vaglio delle posizioni di alcuni degli individui coinvolti nella vicenda in esame – già colpiti da misure restrittive d’urgenza della polizia giudiziaria e in seguito di natura cautelare emesse dall’autorità giudiziaria – ha infatti permesso, all’Ufficio Immigrazione della Questura, di assumere quei provvedimenti amministrativi di competenza del Questore che si sostanziano in un diniego alla permanenza in territorio nazionale di stranieri in difetto dei necessari requisiti.

La violenta rissa.

Per ciò che attiene il grave episodio di via Carducci, si rammenta che, intorno alle 7.50 del 4 settembre scorso, alla Sala Operativa della Questura triestina erano giunte diverse richieste di intervento da parte di cittadini che segnalavano, nei pressi di un bar della citata centralissima via cittadina, una oltremodo violenta lite in atto tra numerose persone. Le prime segnalazioni riferivano di esplosioni di colpi di arma da fuoco, di oltre una ventina di persone coinvolte, anche armate di spranghe o bastoni.

Sul posto erano intervenuti tempestivamente alcuni equipaggi dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico e della Squadra Mobile, nonché del locale Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica, che constatavano la presenza di più persone ferite a terra all’esterno del locale. Era sopraggiunto, altresì, personale del 118 che aveva prestato i primi soccorsi ai feriti, tutti di etnia kosovara, della famiglia Krasniqi, alcuni con evidenti lesioni al volto ed alla testa ed alcuni raggiunti anche da colpi di arma da fuoco.

Dalle notizie e testimonianze assunte nell’immediatezza e dalla visione delle prime immagini dei circuiti di video sorveglianza pubblici e privati si era accertato che il gruppo cui appartenevano i feriti, in quella mattinata, si trovava al bar, unitamente ad alcuni conoscenti quando, all’improvviso, era sopraggiunto un gruppo di altri cittadini kosovari, appartenenti alla famiglia Islami, con i quali vi erano già stati dissidi. Ne era scaturita una colluttazione durante la quale i contendenti si erano colpiti con bastoni e spranghe e, nell’occasione, erano stati anche esplosi dei colpi di pistola, noncuranti degli ignari passanti che a quell’ora si trovavano lungo la trafficata via Carducci. Contestuali accertamenti avevano consentito di appurare come gli Islami si sarebbero quindi allontanati a piedi e a bordo di alcuni autoveicoli, abbandonando sul posto anche un autocarro.

La fuga in auto.

Erano scattate, quindi, con l’ausilio di personale della Polizia Stradale e dei Commissariati di Pubblica Sicurezza delle Province limitrofe, immediate ricerche volte al rintraccio dei veicoli dei fuggitivi. Il piano di ricerca, così attuato, aveva permesso, dopo appena mezz’ora, di rintracciare, in località Lisert, uno dei mezzi ricercati, un’autovettura di colore nero, che era stata bloccata sullo svincolo di Monfalcone da equipaggi della Polstrada di Trieste e Gorizia. A bordo della Golf erano stati identificati i cittadini stranieri Arton Islami, 40 anni, e Clirimtar ISLAMI Clirimtar, 22, i quali, accompagnati presso il Commissariato di polizia di Stato di Monfalcone, erano stati sottoposti ad accertamenti urgenti che avevano consentito di rilevare delle macchie di sangue sulla loro persona e sugli indumenti; inoltre, i due, da personale della Squadra Mobile, venivano riconosciuti come partecipanti allo scontro attraverso la visione di alcune immagini acquisite sul luogo del fatto.

Sulla scorta degli elementi raccolti e in accordo con il pubblico ministero di turno presso la Procura della Repubblica di Gorizia, i due Islam erano stati sottoposti, d’iniziativa, a fermo di indiziato di delitto per l’ipotesi di reato di concorso in tentato omicidio aggravato e, quindi, portati in carcere. Successivamente, sempre personale della Squadra Mobile di Trieste, unitamente ad equipaggi Uopi (Unità Operative di Pronto Intervento) e delle Volanti, si recava presso un’abitazione nella disponibilità della famiglia Islami per eseguire una perquisizione.

Il sopralluogo.

All’interno dell’immobile erano stati rintracciati Avni Islami , 37 anni, Mergim Islami, 24, e Lumni Islami, 50 anni, i quali erano stati riconosciuti anch’essi come partecipanti ai gravi fatti avvenuti nella mattinata: gli stessi presentavano lesioni ritenute conseguenza dello scontro ed indossavano i medesimi abiti, alcuni macchiati di sangue, fotografati e ripresi dalle telecamere del sito ove si era consumato l’evento delittuoso. All’esterno della loro abitazione dei predetti era stato rinvenuto, inoltre, un furgone di colore bianco con il parabrezza ed il finestrino laterale infranti ed al proprio interno erano ancora visibili estese tracce ematiche. I tre, quindi, erano stati accompagnati presso il pronto soccorso dell’ospedale di Monfalcone e, dopo le cure del caso, arrestati per il reato di tentato omicidio aggravato ed in concorso.

Nella stessa giornata del fatto e nel prosieguo dell’attività d’indagine, il certosino esame dei vari filmati acquisiti permetteva di stabilire che uno dei Krasniqi feriti, durante le fasi dello scontro, era stato immortalato mentre impugnava una pistola e per questo arrestato una volta dimesso dal pronto soccorso.

Gli ulteriori approfondimenti investigativi consentivano, inoltre, lo scorso 20.09.2021, di sottoporre a fermo di indiziato di delitto Fatmir Bajrami, 49 anni, il quale è risultato gravemente indiziato di aver preso parte, quale intraneo al gruppo degli “Islami”, alla spedizione punitiva attuata il precedente 4 settembre, in armi ed altri oggetti contundenti, contro quello dei Krasniqi.

L’aiuto della videosorveglianza.

Ma l’azione investigativa, costantemente coordinata dalla Procura della Repubblica e direttamente esperita, senza soluzione di continuità, dal personale della Squadra Mobile non si limitava a tali già importanti risultati operativi raggiunti, perseverando nell’attività di ricostruzione degli eventi attraverso l’incrocio delle immagini acquisite nell’immediatezza degli eventi con le numerose testimonianze rese dalle persone informate sui fatti presenti sul luogo del delitto il giorno della sparatoria. Tale complessa attività da ultimo indicata consentiva di raccogliere elementi indizianti, univoci e convergenti verso la responsabilità della maggior parte degli individui compartecipi all’aggressione armata contro i Krasniqi con conseguente segnalazione dei medesimi all’Autorità giudiziaria inquirente. Quest’ultima, condividendo il quadro indiziario risultante dalla promossa azione investigativa, richiedeva ed otteneva, dal competente Giudice per le Indagini Preliminari, l’applicazione di misure cautelari a carico dei 5 soggetti in precedenza indicati: 4 destinatari di provvedimento restrittivo del massimo rigore e 1 degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

Il blitz all’alba.

Alle prime ore della mattinata odierna, contestualmente all’esecuzione dei richiamati provvedimenti cautelari, in una oltremodo complessa azione dinamica, convenzionalmente denominata CrazyShooting”, si è dato anche luogo all’esecuzione di 22 decreti di perquisizione emessi dal P.M. titolare del pertinente fascicolo processuale a carico di tutti i soggetti identificati e che si assumono coinvolti nel confronto armato di via Carducci.

Sommando ai precedenti gli arresti odierni, il complessivo bilancio dell’operazione può sintetizzarsi come segue: 7 soggetti sono attualmente detenuti in carcere; 4 agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Sono 13, al momento, gli indagati.

Tale importante risultato è stato raggiunto non solo grazie alla sinergia tra Autorità Giudiziaria e di Polizia di Sicurezza, ma anche attraverso la virtuosa collaborazione e l’alto senso civico dimostrati dai cittadini i quali hanno spontaneamente fornito il proprio valido apporto informativo che ha positivamente contribuito alla definizione delle diverse condotte tenute dagli indagati nel corso del cruento evento criminoso.

Lo spiegamento di forze.

Per le complesse attività dinamiche sul territorio ed il rintraccio e cattura dei destinatari delle misure cautelari emesse, la Squadra Mobile della Questura di Trieste è stata coadiuvata dal Servizio Centrale Operativo e ha agito sotto il diretto coordinamento della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato che ha inviato nel Capoluogo giuliano numerosi equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine provenienti da Padova, Torino, Firenze, Foggia, Roma e Perugia nonché delle Squadre Mobili di Venezia, Treviso, Udine, Pordenone, Gorizia e Trento. Non è mancata la partecipazione di specializzate unità della locale Questura come Artificieri, Polizia Scientifica e dell’Ufficio Immigrazione. Le operazioni dinamiche e di controllo del territorio sono tuttora in corso.