Picchiato da mamma e zio, ora racconta la sua storia in tribunale

Un caso di maltrattamenti in famiglia.

Picchiato, colpito con la scopa o addirittura con la chiave inglese; chiuso in soffitta e legato ad una sedia perché, a otto anni, aveva paura del buio: è una storia drammatica quella raccontata ieri in Tribunale a Pordenone da un ragazzo poco più che ventenne che tre anni fa ha trovato il coraggio di lasciare casa e denunciare mamma e zio che ora devono rispondere di maltrattamenti in famiglia.

Una storia di sofferenza che il ragazzo ha ripercorso in udienza: punito duramente se prendeva un brutto voto, se fumava, se tardava. “Pensavo fosse normale” ha detto. “Ammetto di non essere stati il più facile dei figli”. Un tentativo di suicidio, poi la decisione di allontanarsi da casa e la denuncia sporta nel 2021: dopo allora ha intrapreso un percorso di psicoterapia ed è andato a lavorare.

Ora la vita mi sorride, la mia vita è andata avanti” ha aggiunto e ha rinunciato alla querela per lesioni. Il processo continuerà con altri testimoni e spetterà al Tribunale stabilire se si è trattato di maltrattamenti o, come dicono gli avvocati difensori della mamma e dello zio, al massimo di abuso di mezzi di correzione.