Contro la siccità, pozzi pubblici sigillati e fontane chiuse, le proposte

Le idee di Legambiente contro la siccità in Friuli.

Alla vigilia della stagione calda, Legambiente invita la Regione a muoversi per tempo ed affrontare il tema della siccità in Friuli, per evitare provvedimenti emergenziali.

Secondo l’associazione, infatti, le scarse precipitazioni di questi mesi lasciano intravvedere uno scenario preoccupante per la futura stagione calda: servono quindi provvedimenti urgenti e più coraggiosi di quelli attuati in passato per evitare di inseguire l’emergenza già dalla prossima primavera, con l’avvio della stagione irrigua.

“Una delle principali criticità della nostra regione – dicono gli ambientalisti -, è quella dell’utilizzo dei pozzi artesiani a uso domestico nella bassa pianura. Si dovrebbe innanzitutto procedere alla sigillatura dei pozzi di proprietà pubblica e, per i pozzi a salienza naturale con mera funzione ornamentale, dovrebbe essere vietata in assoluto l’erogazione del flusso. È evidente la necessità di un aggiornamento del censimento dei pozzi domestici esistenti, per avere un quadro conoscitivo il più possibile preciso e poter agire di conseguenza per eliminare gli sprechi. Servono urgenti norme generali e tecniche per la chiusura dei molti pozzi in specifiche condizioni di criticità, dei pozzi a getto continuo ingiustificato e regolazione degli altri, insieme a norme generali e tecniche per l’apertura di nuovi pozzi”.

Legambiente chiede poi di aggiornare il Piano Regionale di Tutela delle Acque con quello di Mitigazione e Adattamento ai Cambiamenti Climatici, nonché di raccogliere i dati di ricarica e
derivazione, per avere un bilancio in entrata e uscita dell’acqua disponibile. “Servono dati su qualità e contaminazione, sugli impatti ambientali e scenari di previsione – continua l’associazione -. Bisogna adottare sistemi per ridurre gli sprechi, utilizzare responsabilmente e in modo sostenibile le risorse, anche nel settore agricolo, ittiogenico e industriale. I sistemi acquiferi profondi
(generalmente quelli oltre 250-300 m di profondità) non dovrebbero essere toccati, perché
rappresentano la risorsa potabile strategica per il futuro. Così pure, per le acque superficiali,
nuovi progetti di derivazione. Un quadro aggiornato sulla disponibilità di acqua e sui suoi utilizzi deve infine portare all’elaborazione di un Piano strategico a scala regionale per l’approvvigionamento e gestione a medio termine della risorsa (2040-2050), che preveda bonifica, riqualificazione, protezione, prevenzione, riuso e gestione razionale”.