Sarà una giovane artista friulana ad aprire il concerto dei Nomadi

La friulana Althea aprirà il concerto dei Nomadi a Desenzano del Garda.

L’eclettica e anticonformista artista friulana Althea, al secolo Lucia Castellano, avrà l’onore di fare da gruppo spalla al concerto di uno dei gruppi che hanno fatto la storia della musica italiana, i Nomadi. Sabato 22 luglio infatti presso il campo sportivo San Martino, a Desenzano del Garda tutti gli amanti di emozioni che hanno segnato il percorso artistico del gruppo novese, attenderanno trepidanti di cantare tutti i più grandi successi che li hanno di diritto fatti balzare nell’olimpo delle band piu amate del nostro Paese.

Prima del concerto però, una ventata di novità e, perché no, di parole e sound che arriveranno come un pugno diritto nello stomaco. Per la prima volta in assoluto, Lucia Castellano presenterà in versione live al grande pubblico il singolo “Baudelaire”, uscito sulle principali piattaforme digitali il 9 giugno e già in grado di sconvolgere ma soprattutto dividere le opinioni della massa. Un tema parecchio scottante, scomodo, quello che Lucia racconta nel suo brano. Amori che non hanno mai avuto modo di vedere la luce, perché oscurati da ‘consacrati’ coinvolti in storie sentimentali che ne hanno ridotto la controparte addirittura a pensare di porre fine alla propria esistenza. Gabbie nemmeno troppo dorate, sensi di colpa, sofferenze prolungate ed inutili che hanno dato vita ad un’opera dalle rare sfumature destabilizzanti.

“La mia canzone nasce da storie realmente accadute, persone che hanno subito vessazioni, vittime di un bigottismo che ha portato ad enormi, inutili sofferenze” spiega l’artista, che, per l’occasione, si è avvalsa della preziosa collaborazione di Andrea Gregori, in arte Caravaggio. Non a caso, il singolo “Baudelaire “, prende il suo nome proprio dal ‘poeta maledetto ‘ del XIX secolo che scrisse la raccolta “I fiori del male”, colpevole allora di aver toccato temi che destarono un enorme scandalo, come l’amore nelle sue forme più disparate, la morte, il peccato e la religione.

Fiori avvelenati e sovrastrutture, violenze psicologiche perpetrate in ogni forma. Provocatrice e fuori dagli schemi, non è casuale nemmeno la scelta del nome d’arte della giovane artista pordenonese. Una scelta profonda e pensata infatti, quella che ha portato Lucia a acegliere come nome d’arte Althea, che dal greco significa proprio ‘colei che cura’. E Lucia lo fa in maniera diretta, senza mai mancare però di quell’empatia e sensibilità che fanno arrivare direttamente sottopelle ogni singola nota.