Nel centro commerciale di Villach tornano i clienti dal Friuli: “Ci siete mancati”

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In aumento i clienti da Atrio a Villach dopo la riapertura dei confini.

È una delle mete preferite per gli acquisti oltre confine. Lo testimoniano i numeri: lo scorso anno, sono oltre 200.000 gli italiani che l’hanno frequentato. E buona parte dei visitatori viene dal Friuli. Proprio per questo, dopo la riapertura dei confini con l’Austria, sono già molti quelli che sono tornati da Atrio, il centro commerciale di Villach nato nel 2007 e che oggi mette a disposizione 92 attività tra negozi, bar, ristoranti e altro. Sono 850 i dipendenti, parecchi dei quali provenienti dalla vicina Tarvisio.

È un giovedì di pioggia e l’interno del centro pullula di gente. Tanti sono austriaci, ma anche gli italiani non mancano. La grande scritta “Willkommen Zurück” (bentornati) che campeggia su alcuni grandi cartelli è già esemplificativa di quanto ci fosse voglia di normalità. Nel centro commerciale di Villach sembra di stare in… un altro mondo. Qui, già dal 15 giugno, si può girare senza mascherina. “È facoltativa – racconta il direttore di Atrio, Richard Oswald -. Chi la indossa di più tra italiani e austriaci? Non vedo differenze, dipende da scelte individuali. Ciò che vogliamo comunicare, comunque, è che il centro commerciale è sicuro: abbiamo una ventina di dispenser di gel igienizzanti. E ricordo che in Carinzia abbiamo avuto i numeri più bassi di tutta l’Austria quanto a casi di coronavirus”.

Direttore, dal 16 giugno i confini con l’Italia sono nuovamente aperti. I friulani stanno tornando da Atrio?

“Non siamo ancora ai livelli pre-coronavirus, ma ogni settimana i clienti dalla vostra regione sono sempre di più. La nostra clientela tradizionale viene per buona parte dal Friuli, ma non mancano visitatori da Trieste e Veneto”.

Facciamo un passo indietro: come avete vissuto il lockdown?

“Nel centro sono rimasti aperti supermercato, drogherie e qualche altro esercizio commerciale. In totale, circa 10 negozi, mentre altri 80 hanno chiuso durante il periodo. Con il 2 maggio siamo ripartiti, eccetto i ristoranti che hanno ricominciato il 15 dello stesso mese. È stato difficile, ma siamo andati avanti”.

Torniamo all’attualità. Che cosa cercano i friulani da Atrio?

Molti ci frequentano per il nostro ipermercato. Il marchio Spar esiste anche da voi, ma i prodotti sono differenti. Speck, pane nero, carne, affettati e succhi di frutta da noi sono diversi. Buona parte dei clienti sono attratti dal nostro supermercato, ma di ciò beneficiano anche le altre attività, dai ristoranti ai caffè. Oltre, naturalmente, ai negozi”.

A proposito, da voi i saldi sono già cominciati, con un mese e mezzo di anticipo rispetto al Friuli.

Per noi è un grosso vantaggio competitivo. I saldi da Atrio sono partiti questa settimana, ma non è una novità: qui cominciano sempre in questo periodo. La moda è globalizzata, quindi i clienti dall’Italia possono trovare la stessa merce, ma a un prezzo più basso”.

Per l’Italia avete un occhio di riguardo. È così?

“Certamente. Per lavorare nel nostro centro informazioni è obbligatorio sapere l’italiano, così come lo sloveno. Abbiamo un’agenzia in Friuli, che cura i nostri social. In questi mesi ci siamo tenuti in contatto con l’Italia tramite i post e abbiamo sempre trasmesso un messaggio al vostro Paese: ci mancate, ma tornerete presto. Ce la farete a superare l’emergenza coronavirus”.

Friuli e Austria, insomma, sono uniti da un filo invisibile, ma forte.

È bellissimo vivere in una situazione “senza confini”. Il lockdown di questi tre mesi ha fatto vedere quanto sia brutto avere le frontiere chiuse. Da Atrio vengono tanti friulani, attratti anche dalle bellezze di Villach per una gita completa. Ma anche noi non vedevamo l’ora di tornare a Grado e Lignano, oltre che a Tarvisio e nelle altre località del Friuli. L’amicizia, in questi mesi, è diventata ancora più forte”.

Richard Oswald, direttore di Atrio