“Il coronavirus qui in Australia”, il racconto di due giovani di Rivignano

La situazione sociale australiana durante la pandemia

Roberto Pitton, originario di Rivignano Teor e la compagna Katia, anch’essa friulana, hanno deciso nel 2012 di trasferirsi per raggiungere Sydney. Entrambi in Australia lavorano nel settore del turismo e sono entusiasti della loro vita e del clima australiano. La notizia del virus nello stato dell’Oceania è arrivata molto rapidamente ed è stata percepita, raccontano, come un pericolo imminente. L’Australia è stato infatti uno dei primi paesi colpiti dopo la Cina, ancora prima dell’Italia. 

Gli inizi della pandemia:

“Molti asiatici vivono in Australia, specialmente nelle grandi città, o comunque si spostano per studio o lavoro, e si temeva che alcuni di loro appena rientrati dalle festività del capodanno cinese portassero inconsciamente con sè l’infezione”, spiega Roberto.

Nel mese di febbraio, a seguito del calo dei casi di contagio la popolazione di Sidney ha iniziato a manifestare una maggiore tranquillità: “Tanti pensarono che il peggio fosse passato, e che le misure di quarantena imposte per il rimpatrio dalla Cina di cittadini australiani e le restrizioni sui voli da e per la Cina, fossero sufficientemente efficaci – racconta Pitton, – ma nel mese di marzo le cose sono cambiate, con nuovi focolai nello stato”.

La svolta nei contagi:

Nel mese di marzo il governo australiano, per far fronte ai nuovi focolai, ha imposto norme sempre più stringenti “Di colpo sono ricominciati gli stessi scenari apocalittici che già si erano visti in Italia”, spiega. I cittadini australiani all’estero sono stati invitati a rientrare scontando poi una quarantena di 14 giorni a casa. Le frontiere sono state chiuse ed è impedito l’ingresso a chiunque non sia un cittadino australiano.
A livello sociale sono stati vietati tutti gli assembramenti con più di due persone, imponendo una densità massima di una persona per quattro metri quadrati con una distanza minima, tra individui di un metro e mezzo. È concesso uscire di casa per andare al lavoro, fare attività fisica e per comprare beni di prima necessità.
“In generale, la società si sta comportando abbastanza bene, seguendo le regole impartite dal governo, a parte ovviamente qualcuno che proprio non riesce a fare a meno di andare a prendere il sole in spiaggia, in pochi hanno scelto la via dell’isolamento esclusivo. Non c’è un largo uso delle mascherine, ma devo dire che tutto sommato si riesce a mantenere un distanziamento sociale adeguato, visto il minor numero di persone in circolazione, e mi sento abbastanza al sicuro nell’area in cui vivo”, commenta Pitton

La situazione lavorativa:

Dal 23 marzo il governo ha deciso di chiudere tutte le attività non necessarie. La situazione lavorativa della coppia di friulani è al momento precaria, come spiega:
“Noi, cosi come altre migliaia di persone, abbiamo momentaneamente perso il lavoro. Il governo ha recentemente approvato un manovra finanziaria che prevede un sostentamento per i lavoratori precari che hanno i requisiti necessari per richiederlo. Purtroppo per quelli che sono all’interno del paese con un visto temporaneo non hanno molti aiuti ma hanno ottenuto una proroga in via eccezionale dell’assicurazione sanitaria gratuita”.