In Regione la petizione sul punto nascita di San Vito: “Impossibile riaprirlo”

La petizione sulla riapertura del punto nascita di San Vito al Tagliamento in Regione.

Riaprire il punto nascita di San Vito al Tagliamento non è al momento possibile per ragioni legate alla sicurezza delle utenti, ma alla Giunta regionale viene chiesto di intervenire con una riprogrammazione sostanziale dell’impianto dell’offerta dei servizi sanitari del Fvg, oggi non coerente con gli attuali bisogni di salute dei cittadini, a causa dei mancati adeguamenti che si sono accumulati negli anni.

È questo in sintesi il contenuto della risoluzione approvata a maggioranza ieri, con i voti favorevoli dei consiglieri di Centrodestra e il no delle Opposizioni, dalla III Commissione.

La petizione.

L’organismo consiliare si è riunito per esaminare la petizione popolare che, con il supporto di 15mila firme, chiedeva il ripristino dei servizi sanitari del punto nascita di San Vito al Tagliamento, le cui attività sono state sospese lo scorso novembre, la riduzione dei tempi delle liste di attesa ambulatoriali e chirurgiche e un rafforzamento dell’organico a garanzia dei bisogni dell’utenza.

Richieste che sono state avanzate nuovamente durante la seduta odierna, a cui erano presenti in audizione i rappresentanti del Comitato Salute di San Vito al Tagliamento, promotori della petizione, che hanno manifestato le proprie perplessità e preoccupazioni circa la repentina chiusura del punto nascita del territorio.

La posizione della direzione generale del presidio ospedaliero di San Vito.

La richiesta di riattivazione delle attività del punto nascita – come è emerso durante i lavori della Commissione – è stata, però, considerata impraticabile sia dalla Maggioranza che dalla direzione generale del presidio ospedaliero di San Vito. La chiusura, infatti – è stato spiegato – è stata una scelta medica, atta a garantire la sicurezza delle partorienti e dei nascituri, e maturata anche in seguito a un episodio di violenza ostetrica che chiamava in causa il personale gettonista, al quale il presidio sanitario ha dovuto ricorrere a causa della difficoltà di assumere personale medico dipendente.

È stato sottolineato infatti che la maggior parte dei medici preferisce lavorare in ospedali grandi e non in presidi piccoli, come quelli di San Vito. Garantire sicurezza in sala parto con liberi professionisti che non fanno parte della continuità organizzativa del presidio ospedaliero – ha sottolineato ancora la direzione sanitaria – si rivela dunque impossibile.

La direzione ha però rassicurato i presenti, ribadendo che il nuovo presidio ospedaliero di Pordenone permetterà di assorbire in modo adeguato le richieste dell’utenza del comparto materno-infantile sanvitese e che i numeri delle prestazioni sanitarie erogate dal P.O. di San Vito attualmente non sono negativi, come invece paventato da più parti: da dicembre 2023 a marzo 2024, infatti, il numero delle prestazioni erogate è passato dal 20 al 30% in termini di visite e controllo ginecologico. Tutti i giorni, inoltre, è attiva l’attività ambulatoriale di ostetricia e ginecologia, con un medico di guardia di pronto soccorso. È anche aumentato il numero delle prestazioni erogate per prime visite all’interno dei consultori, con una riduzione dei tempi di attesa generale. Numeri quindi – è stato ancora evidenziato – piuttosto confortanti. La mancanza di personale, tuttavia, resta la questione più pregnante e ad oggi, comunque, è impossibile pensare a una riattivazione del punto nascita.

Le richieste avanzate dai firmatari della petizione sono state quindi accolte solo in parte. La Giunta, per voce dell’assessore alla Salute Riccardo Riccardi, ha ribadito di voler mantenere la sospensione del punto nascita a tutela della sicurezza delle partorienti e dei nascituri, recependo quindi le richieste dei professionisti del presidio.

Sono state, però, condivise parte delle criticità esposte in relazione alle restanti richieste avanzate dai firmatari della petizione, dando atto che per rimuovere le criticità in essere relative ai lunghi tempi di attesa e alla mancanza di personale, “si rende necessario – come è scritto nella risoluzione approvata- modificare l’assetto dei servizi, garantendone la qualità attraverso una riorganizzazione attenta all’esito e all’appropriatezza, difficilmente raggiungibile senza una revisione sostanziale del sistema, capace di rispondere alle esigenze di una società profondamente mutata nella sua struttura”.

L’opposizione.

Visione del tutto diversa quella espressa dai consiglieri di Opposizione, che alla fine della lunga seduta hanno presentato una risoluzione con la quale si chiedeva di recepire e approvare i contenuti della petizione popolare. Un testo che è stato bocciato a maggioranza, nonostante il voto favorevole di tutto il Centrosinistra.

Liguori: “L’ora più buia della sanità pubblica”

“La chiusura del servizio – ha affermato la consigliera regionale di Patto per l’Autonomia Civica Fvg Simona Liguori– rappresenta l’ora più buia della sanità pubblica, segnando una distanza enorme tra le esigenze delle persone e le scelte di chi governa questa regione. Per fortuna esistono i comitati che permettono a tutte le persone, spogliate dei propri diritti e traditi da chi dovrebbe tutelarli, di esprimersi e portare nelle sedi istituzionali la loro voce. Nella vicenda della sospensione del punto nascita di San Vito ci sono tante domande della gente che anche in questa occasione sono rimaste senza valida risposta ”.

Capozzi: “Riaprire il punto nascita di San Vito al Tagliamento ”

“Abbiamo sostenuto la petizione presentata da 15 mila cittadini al Consiglio Regionale per chiedere la riapertura del Punto Nascita di San Vito al Tagliamento, perché si è deciso di chiudere un’importante risorsa territoriale disattendendo le prerogative di 15000 cittadini; assistiamo di continuo a cittadini che si uniscono per difendersi  contro decisioni che mortificano i loro territorio”, ha commentato la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Rosaria Capozzi.

“Questa commissione ricorre in un giorno che storicamente coincideva con quello della festa della mamma, perché in questa regione assistiamo continuamente agli allarmi relativi al calo demografico, ma in maniera del tutto contraddittoria assistiamo ai tagli di servizi proprio a mamme e famiglie”.

“Questa chiusura ancora oggi ha troppi lati opachi e risulta ancora incomprensibile capire quello che sottende questa decisione. Non si comprende se la causa sia nella insufficiente dotazione organica e nella contestuale presenza dei medici gettonisti, ma se fosse questa qualcuno dovrebbe spiegare perché i gettonisti creino pericoli solo a San Vito e non anche nelle altre strutture dove vengono impiegati”. 

“Se davvero si vuole puntare sulla sanità pubblica basterebbe porre fine alla convenzione con la Clinica privata di Pordenone, per riaprire e potenziare le nostre strutture pubbliche, invece di chiuderle. Questo perché il valore delle nostre strutture va oltre il servizio offerto, danno  un senso di comunità attorno al quale le persone si riconoscono e si affidano, con queste operazioni si sta tradendo proprio questo assunto”.