Il Friuli che non si vuole fermare dopo il Dpcm del governo scende in piazza

Le proteste delle attività fermate dal Dpcm.

Sono tra le categorie più penalizzate dal nuovo Dpcm del governo. E, un po’ alla volta, stanno scendendo nelle piazze a manifestare il loro malumore e la rabbia per il provvedimento.

Oggi, in Fvg, è stato il turno delle realtà legate al mondo sportivo e della danza. Nella piazze delle quattro città capoluogo, sotto lo slogan #iovivodisportfvg, si sono ritrovate centinaia di persone a protestare, in modo composto e pacifico, verso le scelte dell’esecutivo Conte. “Non siamo qui per mero capriccio, siamo preoccupati e tanti hanno famiglie che contano sulle entrate delle attività chiuse – hanno detto i promotori a Udine -. Dopo i contatti positivi del 23 ottobre, la scorsa settimana è arrivata questa brutta notizia della chiusura. Ci sono stati continui contatti con la Regione. Non sappiamo cosa sarà di noi nei prossimi mesi, il lockdown ha già messo in ginocchio alcune attività”. Poi, la richiesta: “Stiamo chiedendo di lavorare e farlo in sicurezza, per noi e per i clienti. Tutti noi abbiamo investito per la sanificazione, con strumenti per il ricambio d’aria e altro. Abbiamo fatto di tutto, in un momento in cui non arrivavano fondi e dovevamo rimborsare i clienti. Vogliamo solo lavorare”.

Investimenti compiuti anche da cinema e teatri del Fvg per mettersi in regola con i rigidi protocolli necessari. E ora, con questa nuova chiusura sancita dal Dpcm, tutto è sfumato. “Siamo stati fermati, ma non ci arrenderemo! Il Teatro è emozione, vita, cuore, passione, conoscenza, condivisione…e tanto altro, per ognuno ha un significato diverso e prezioso!” scrive sulla sua pagina social il Teatro Nuovo Giovanni da Udine, una delle istituzioni più importanti in regione.

Serrata obbligata anche per piscine e palestre, nonostante i contagi maturati in queste strutture siano davvero risibili. Fra le realtà più penalizzate c’è quella delle piscine di Feletto, costrette peraltro a lasciare a casa 57 collaboratori. “Siamo stati costretti a ridurre il numero di presenze interne all’impianto e ci siamo accollati le maggiori spese – ricordano dal management -. Neppure una settimana fa ci hanno posto “sotto controllo” per voci che “giungevano”, mai suffragate da dati numerici. Non ci sono mai state notizie di focolai nati nei centri sportivi. Negli ultimi 7 giorni le Asl e i Nas dei carabinieri hanno fatto verifiche a tappeto in tutta Italia ma con esiti negativi. E ora il Dpcm ci obbliga alla chiusura. Ci stanno piegando ma – avvertono – non ci spezzeremo”.

Il decreto firmato dal premier Giuseppe Conte impone anche la chiusura delle sale gioco. La Ludoteca Bianconiglio di Udine, conosciuta e apprezzata, ricorda la manifestazione di Roma del settore divertimento italiano, che accomuna parchi gioco, ludoteche, luna park, parchi a tema e tutte le altre strutture. “Siamo un settore tartassato dall’epidemia e fino ad oggi per nulla ascoltato e aiutato. Eppure – ricordano dal Bianconiglio – esistiamo per la felicità dei bambini. Serve subito un congruo aiuto per non chiudere le nostre attività. Che ne sarà di noi e dei nostri dipendenti? I nostri parchi gioco occupano superfici grandi e gli affitti, utenze, assicurazioni sono onerosi”.

Dalle categorie si alza sempre più alta, anche se con garbo, una voce di protesta. I settori sono a rischio e tutti chiedono soltanto di poter lavorare.