Il mondo ignorato dei “survivor”, sopravvissuti al suicidio dei propri cari

Young man sitting looking upset

“Vuoto, solitudine, angoscia ”sono solo alcune delle sensazioni ed emozioni che prima o poi capitano a tutti nella vita ma ciò non vuol dire che non possiamo superarle, anzi. In occasione della Giornata mondiale per la prevenzione al suicidio, il 10 settembre, la tematica è più attuale ed urgente che mai. “Ci viene insegnato a mangiare sano, a come scaricare un’applicazione ma nessuno ci insegna una cosa fondamentale: riconoscere le nostre emozioni. Non bisogna vergognarsi nel chiedere aiuto, per questo è fondamentale parlare di prevenzione al suicidio” afferma Lorena Casasola. Nata a Gorizia e residente a Ronchi dei Legionari, Lorena è una ‘survivor’ ovvero una ‘sopravvissuta’, termine usato per indicare familiari o amici che hanno sperimentato la perdita del proprio caro a causa del suicidio.

Lorena ha perso suo fratello Gianluca l’8 agosto 2017. Aveva 45 anni. In suo ricordo e in memoria di tutti coloro che hanno effettuato questo gesto, la donna ha ideato il progetto “Un Amico Fragile”, dal nome della canzone di Fabrizio De Andrè. Inaugurata il 12 giugno 2021 ed inserita nel Parco Comunale dell’Isonzo di Turriaco (Gorizia), si tratta della prima scultura in Italia in memoria di coloro che si sono suicidati nonché in sostegno alle famiglie che hanno perso un loro familiare o amico. Il progetto ha avuto sostegno nella sua proposta da Amico Italia – Centro di Udine, e da molti privati attraverso la Rete del Dono, Coop Alleanza 3.0 e BCC di Turriaco. La scultura è stata creata da Davide Tramontini da un disegno di Kevin Fumis ed è nata da un unico tronco che sembra accogliere serenamente chi arriva al parco già in lontananza. Di fronte, la quiete degli alberi e del fiume Isonzo che scorre silenzioso, quasi in forma di rispetto. Accanto, alcune ‘piante delle farfalle’ e panchine che invitano a restare, per un momento, ad ascoltare la propria anima in una parentesi personale tra il vociare continuo del mondo. “La scultura evidenzia due mani che si stringono forte e rappresenta lo stato d’animo di chi si sente senza radici e senza appartenenza, senza legami ma anche senza rami, quindi anche senza visione del futuro. Il tronco unico in cui è stata lavorata rappresenta a livello simbolico che “siamo tutti opere uniche, basta saper scavare dentro di noi. In alto, l’opera ha il segno dell’infinito: un ‘otto’ rivolto verso il cielo, che casualmente è anche il giorno ed il mese in cui mio fratello si è tolto la vita” afferma commossa Lorena. Telefono Amico di Udine conferma che presto sarà posta nelle vicinanze una bacheca che illustrerà la scultura e preannuncia la volontà della creazione di ‘gruppi di ascolto’ per i survivor.

Nel frattempo, Lorena è stata contattata da molte persone che hanno subito lo stesso lutto da tutta Italia e che vorrebbero proporre l’opera nei propri comuni. Lo scopo a lungo termine di questo progetto è proprio quello di dare spazio all’educazione emotiva ed iniziare a portarla nelle scuole. “Mi piacerebbe che si potesse insegnare già ai bambini a gestire e riconoscere le proprie emozioni. Quando un adulto decide di compiere questo atto estremo, trova all’interno un vuoto che non riesce a colmare: può essere dovuto da un semplice compito a scuola o a una storia amorosa fino ad un fallimento lavorativo. Imparare a gestire le emozioni è fondamentale per tutti”. Iniziare, quindi, a lavorare su se stessi, riscoprendo il valore dell’altruismo e dell’empatia che stanno sempre più perdendo autorevolezza in una società veloce e liquida come la nostra dove, purtroppo, si sta formando sempre più l’idea che “profondo” sia sinonimo di “pesante”.

“Mio fratello è sempre stato alla ricerca di qualcosa dall’esterno finché ha provato le droghe e l’alcol per non pensarci.” conferma la Casasola. Sul lavoro, però, nessuno aveva immaginato una cosa simile, era sempre allegro e non dava nessun segnale di squilibrio .”Se solo avessi immaginato del periodo che stava passando, lo avrei aiutato o avrei cercato di venirgli incontro” aveva affermato il suo ex datore di lavoro. Alcuni medici avevano rassicurato i familiari dicendo che solitamente, finché i propri cari dicono di suicidarsi poi non lo fanno. Purtroppo, come nel caso di Lorena, non è sempre così. “ In un momento di debolezza emotiva, si vuole spegnere tutto, ma solo in quel momento. Non si vedono altre prospettive e si rischia ad arrivare, volontariamente o meno, al punto

di non ritorno.”Monica Petra, presidente di Telefono Amico Nazionale, afferma: “Apprendere ad ascoltare se stessi, a riconoscere le proprie emozioni ed imparare ad esprimerle è un esercizio indispensabile per poter sviluppare la capacità di affrontare il dolore e le difficoltà che la vita può metterci davanti.”

E proprio per rompere questi tabù, il 20 ottobre alle 20/20.30 all’auditorium di Ronchi dei Legionari (Go) verrà presentata una serata della Fondazione “PesciolinoRosso”, dove Gianpietro Ghidini parlerà del valore della vita condividendo la sua storia e quella di suo figlio Emanuele, deceduto dopo essersi gettato nel fiume a 16 anni subito dopo l’assunzione di droghe.

“Spero di poter portare Gianpietro a Turriaco, a vedere la scultura che tanto significa per me”confida Lorena.

Prima di salutarci, ci tiene a dire un’ultima cosa ai survivors: “Perdoniamo i nostri cari per averci lasciato e perdoniamo noi stessi per non aver capito, trasformando quel dolore in accettazione, ‘trasformare’ non ‘cancellare’. L’arte orientale rappresenta una meravigliosa metafora del concetto di resilienza tramite la pratica del Kintsugi: evidenzia le fratture, senza buttare l’oggetto rotto bensì le ricongiunge ed impreziosisce aggiungendo valore all’oggetto stesso. “Nello stesso modo, anche noi non dobbiamo lasciare che si sistemi tutto passivamente, dobbiamo saperci rialzare lentamente e farci aiutare, cercando di guarire da questa ferita. Inoltre, per chi ancora sta cercando una via d’uscita, insistere ed essere ‘rompiscatole’ con l’ospedale e tutte le realtà che dovrebbero seguire chi ha questi problemi e chiedere aiuto a più persone possibile.” D’importanza vitale, a volte, è veramente anche solo una frase.