L’ospedale di Udine condannato al risarcimento dei familiari di Eugenio Sottile.
Dopo una battaglia giudiziaria durata quasi dieci anni, il Tribunale civile di Udine ha riconosciuto la responsabilità dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale nella morte di un paziente di 56 anni, deceduto nel 2015 a seguito di complicazioni durante un intervento considerato di routine. La sentenza ha condannato la struttura sanitaria al risarcimento dei familiari, che si sono avvalsi di Studio3A-Valore S.p.A e dal responsabile della sede di Udine Armando Zamparo.
Il paziente, residente a Campoformido, era stato ricoverato a giugno 2015 per un ictus e sottoposto all’asportazione di una parte della calotta cranica con la prospettiva di una successiva ricostruzione. Il 2 novembre dello stesso anno era tornato in ospedale per l’intervento di ricostruzione ma qualcosa andò storto: l’uomo fu portato in terapia intensiva dove morì due giorni dopo.
I risultati delle perizie.
Il procedimento penale era stato archiviato. In sede civile, invece, il giudice assegnato, la dott.ssa Annamaria Antonini Drignani, ha rinnovato la perizia affidandola al medico legale dott. Paolo Moreni e allo specialista in Neurochirurgia dott. Salvatore Ferla. I quali hanno definitivamente accertato la responsabilità dei medici nella morte di Sottile, rilevando innanzitutto, per citare la sentenza del giudice, “una descrizione dell’atto operatorio imprecisa e gravemente deficitaria di dati rilevanti e necessari per comprendere le ragioni del quadro clinico-morfologico comparso nell’immediato post-operatorio, soprattutto qualora riferita ad un risultato così drammatico e inusuale per un intervento solitamente considerato a basso rischio come la cranioplastica”.
In sintesi, proseguono i due Ctu, “in fase di chiusura, un importante sanguinamento extradurale di natura venosa ha indotto l’operatore a lasciare in sede ben tre drenaggi in aspirazione, ma nonostante la loro presenza si è formato, in poco tempo, un ematoma extradurale di tre centimetri”. In conclusione, “l’intervento non risulta essere stato affrontato con la dovuta attenzione che le caratteristiche degli esiti della pregressa craniotomia decompressiva imponevano. Queste inosservanze di doverose regole di condotta hanno assunto un ruolo determinante nello scatenamento delle reazioni” che hanno portato alla morte di Sottile.
Fatte proprie le conclusioni dei periti la dott.ssa Antonini Drignani ha pertanto condannato l’Azienda Universitaria Friuli Centrale di Udine a risarcire con una somma importante i congiunti di Sottile. L’Azienda non ha appellato la sentenza, che quindi è già diventata esecutiva, e ha proceduto al risarcimento.