Mazzata sulle imprese, in Friuli è record di quelle che non riapriranno

Le chiusure delle imprese in regione nel primo trimestre 2020.

Fra le gravi conseguenze della pandemia da coronavirus c’è anche la “moria” di imprese. A fotografare il quadro, grave, dell’economia di casa nostra è l’assessore regionale Sergio Emidio Bini. “Le imprese attive in Friuli Venezia Giulia, al 31 marzo scorso, erano 88.254. Si è dunque verificata una grave flessione: 471 chiusure in provincia di Udine, 221 a Pordenone, 97 nell’Isontino e 46 a Trieste. Sono dati molto preoccupanti, legati ovviamente all’impatto economico provocato dall’emergenza Covid-19 nel primo trimestre del 2020. È Il saldo peggiore degli ultimi sette anni”.

Bini, delegato regionale ad Attività produttive e Turismo, ha illustrato le cifre durante il suo intervento sull’iter di approvazione del disegno di legge 80 (provvisoriamente denominato SviluppoImpresa) interrotto con la seduta d’Aula del 3 marzo scorso. La comunicazione è avvenuta durante i lavori della II Commissione consiliare presieduta da Alberto Budai (Lega), convocata in modalità telematica.

A soffrire in maniera maggiore sono state le ditte individuali con un tasso di decrescita dell’1,20% e la perdita di 656 unità. Seguono le società di persone (0,77% e -152), mentre le società di capitale sono rimaste sostanzialmente stabili. Un bilancio – ha aggiunto l’assessore Bini – necessario per inquadrare lo stato dell’economia regionale e riflettere sulle normative da portare avanti nel breve e medio periodo. Anche se, ormai, mi sembra azzardato continuare a chiamarlo SviluppoImpresa”. “Il settore economico più sofferente è quello dell’assistenza sociale con un 2,14% di decrescita, seguito dai comparti alloggi e ristorazione (1,78%), commercio (1,72%), trasporto e magazzinaggio (1,40%). Ora dobbiamo remare tutti nella stessa direzione e con lo stesso senso di responsabilità dimostrato anche dall’Opposizione”.

“In questa prima fase – ha sottolineato Bini – ci siamo concentrati sui provvedimenti più urgenti in grado di impattare immediatamente sulla liquidità delle aziende. Azioni specifiche per agire in modo nuovo e rapido: grazie alla norma cosiddetta aperta, per esempio, semplici autocertificazioni possono velocizzare bandi e richieste di contributo. L’articolo 5, inoltre, ci permetterà di agire nel brevissimo senza dover passare per l’Aula, accorciando così l’iter burocratico”. “Sto cercando di portare avanti la linea del contributo a fondo perduto – ha aggiunto l’assessore – con risposte positive sia per quanto riguarda il numero dei richiedenti, sia per la tenuta del sistema informatico. Domenica era attivo quasi il 70% delle imprese, anche per merito del lavoro di squadra tra Prefetture, associazioni di categoria e funzionari della Regione. Abbiamo proceduto con proroghe di termini ed erogazioni anticipate, grazie anche a un gruppo di lavoro di dieci persone che ha dato vita a una sorta di call center in grado di dare risposte immediate agli interessati. Inoltre, faremo una cosa mai fatta prima: andremo noi, come Regione, a notificare davanti alla Commissione europea visto che il Governo appare in ritardo”.

Infine l’iter. “Una norma come quella relativa all’economia regionale – conclude Bini – non può essere gestita tramite videoconferenza. La porteremo in Aula reale appena possibile ma, prima dell’approvazione, voglio misure rapide e impattanti. SviluppoImpresa, o come si chiamerà, va attualizzato ma non snaturato. Proporrò alcuni emendamenti secondo due direttrici: il rafforzamento dello smart working e della possibilità di riconversione delle attività produttive”.