Il mondo del lavoro dopo il coronavirus tra digitalizzazione e sicurezza. I mestieri che rischiano di scomparire in Friuli

Il lavoro dopo il coronavirus.

La domanda riecheggia da tempo: come sarà il mondo del lavoro post coronavirus? Le proiezioni offerte oggi sul settore terziario in Fvg parlano di 9.000 imprese in pericolo e 23.000 posto di lavoro in bilico.

Ma ci sono mestieri a rischio in futuro? “È difficile da capire ora, però ci sono parecchie aziende che potrebbero alzare bandiera bianca”, sottolinea Graziano Tilatti, presidente di Confartigianato Udine. “È ovvio – la sua analisi – che ci sono comparti più in crisi, come quelli legati alla ristorazione o i bar. Ci sarà sempre più spazio per la digitalizzazione. Per la nostra categoria, in generale, sono abbastanza tranquillo: figure come l’idraulico, l’elettricista, il muratore, il falegname o il parrucchiere continueranno a esistere”.

A proposito di ricorso alle tecnologie moderne, Confartigianato spinge in questa direzione tra i suoi associati? “Si tratta di un percorso cominciato da tempo. Penso, per esempio, alle applicazioni nella meccanica di precisione. La digitalizzazione deve servire per ottimizzare il processo produttivo e la logistica. Ci sarà ancora bisogno, però, del lavoro manuale”.

Come si immagina l’artigiano post-coronavirus? “Cambierà parecchio, soprattutto nei lavori dove bisogna operare con molte altre persone. Penso – conclude Tilatti – all’edilizia e alla nautica: l’approccio al processo produttivo è destinato a mutare, visto che si dovranno rispettare i protocolli. Dovremo fare i conti con dispositivi di protezione individuali e distanziamento sociale. Se troveranno presto un vaccino contro il coronavirus, recupereremo un modello economico e sociale dello stare insieme che, per quest’anno e temo anche il prossimo, abbiamo perso”.

Chi, invece, si aspetta che qualcosa cambi una volta terminata l’emergenza è il consulente del lavoro Simone Tutino. “Sono stato credo il primo, su scala nazionale, a sollevare a Inail il problema dell’indice di gravità del lavoratore, chiedendo l’apertura di un nuovo tasso per chi si occupa in prima fila di situazioni legate al Covid-19 – racconta -. Chi è stato direttamente più esposto, rischia problemi di natura fisica e psicologica, tanto oggi quanto domani”. Ecco che, dunque, Tutino chiede di rivedere l’indice di gravità per alcune categorie ben precise: “Personale sanitario e parasanitario in primis, ma anche le forze dell’ordine, dovranno essere più tutelati – evidenzia il consulente del lavoro -. Ma attenzione anche a linee produttive dove c’è un contesto misto. Mi riferisco, per esempio, ad aziende nelle quali ci siano persone dislocate da altri Paesi, dei quali magari non conosciamo la profilassi sanitaria. Non voglio essere allarmista, ma non bisogna abbassare la guardia: è necessario continuare a rispettare le regole”.

“Guardiamo al futuro, che non può più prescindere da digitalizzazione, green economy, lavoro agile. Un futuro nel quale avremo bisogno di risorse umane sempre più qualificate e impegnate in attività sensibili, non standardizzabili. Un futuro nel quale dovremo rivedere, fra le altre cose, le filiere produttive e la struttura organizzativa interna, cercando di riportare più valore aggiunto nel nostro Paese e cercando di non dipendere da altri. Questo è il mondo che ci aspetta. Abbiamo davanti a noi un enorme cambiamento, prima di tutto culturale”. Parola di Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine, durante il webinar “Yes, we can change” organizzato questo pomeriggio. Il mondo del lavoro, in futuro, dovrà trovare nuove strade. Anche in Friuli.