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Gen 15 - 16
Evento terminato!

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21:00

Mario Perrotta e Massimo Recalcati mettono in scena la paternità nel terzo millennio

In nome del padre mercoledì a Cividale e giovedì a Lignano

Uno degli artisti più interessanti nel panorama teatrale italiano, Mario Perrotta, sarà ospite del Circuito ERT nei prossimi giorni. L’attore e drammaturgo salentino, protagonista in Friuli Venezia Giulia fin dall’inizio della carriera con spettacoli di successo come Italiani cìncali, La turnàta e Odissea fino al più recente Un bès, dedicato ad Antonio Ligabue, sarà in scena con In nome del padre, spettacolo realizzato a quattro mani con lo psicoanalista Massimo Recalcati. In nome del padre – prima parte di una trilogia dedicata al rapporto genitori-figli – sarà mercoledì 15 gennaio alle 21 al Teatro Ristori di Cividale del Friuli e giovedì 16 gennaio alle 20.45 al Cinecity di Lignano Sabbiadoro. Mario Perrotta sarà nuovamente ospite del Circuito ERT anche in febbraio con una replica, il 12, al Teatro Comunale di Monfalcone.

Sul palco Perrotta interpreta tre padri, diversissimi tra loro per estrazione sociale, provenienza geografica e condizione lavorativa. A distinguerli ci sono gli abiti, il dialetto o l’inflessione, i corpi ora mesti, ora grassi, ora tirati e severi. Tutti e tre di fronte si trovano un muro: la sponda del divano che li separa dal proprio figlio. I figli adolescenti sono gli interlocutori disconnessi di dialoghi mancati, l’orizzonte comune dei tre padri che, a forza di sbattere i denti sullo stesso muro, smussano le loro differenze per ricomporsi in un’unica figura senza più tratti distintivi.
«Il nostro tempo è il tempo del tramonto dei padri – spiega Massimo Recalcati – la rappresentazione che li voleva bussole infallibili nel guidare la vita dei figli o bastoni per raddrizzarne la spina dorsale si è esaurito irreversibilmente. Ogni esercizio dell’autorità è vissuto con sospetto e bandito come sopruso ingiustificato. I padri smarriti si confondono coi figli: giocano agli stessi giochi, parlano lo stesso linguaggio, si vestono allo stesso modo. La differenza simbolica tra le generazioni collassa. In questo contesto di decadenza emerge forte una esigenza di nuove rappresentazioni del padre. Trovare una nuova lingua per i padri è una necessità sempre più impellente se si vuole evitare l’indistinzione confusiva tra le generazioni e la morte di ogni discorso educativo o, peggio ancora, il richiamo nostalgico al tempo perduto dell’autoritarismo patriarcale»