Dopo 77 anni la lezione dell’eccidio di Porzûs: “I martiri ci interrogano”

La cerimonia nella piazza di Faedis

Commemorato l’eccidio della malghe di Porzûs.

Alla malga dove 77 anni fa furono fucilati partigiani per mano partigiana, osovani contro gappisti, e da allora quello è diventato per tutti il luogo simbolo dell’eccidio di Porzûs, è salito ancora una volta il presidente dell’Assemblea legislativa regionale, Piero Mauro Zanin, e con lui il consigliere regionale Leonardo Barberio (FdI), i dem Cristiano Shaurli, Mariagrazia Santoro e Franco Iacop, che con gli esponenti di Progetto Fvg/Ar, Mauro Di Bert, Edy Morandini e Giuseppe Sibau, hanno partecipato alla commemorazione della ricorrenza degli atroci fatti di sangue avvenuti tra il 7 e il 18 febbraio 1945 organizzata dall’Associazione Partigiani Osoppo (Apo) di Udine.

“Questi martiri ci interrogano – ha avuto modo di dire Zanin, sfoggiando davanti alla malga che ospitò i partigiani osovani un fazzoletto verde come quello che anche loro portavano al collo – perché il martirio non è solo passato ma anche futuro, e ci interrogano su quei valori che hanno difeso e per i quali hanno sacrificato la vita: libertà e giustizia”. “Bisogna rifarsi alla verità e alla libertà – ha rimarcato il presidente – per poter essere pienamente padroni della propria vita, del proprio futuro“.

“Quello dei giovani morti a Porzûs fu un atto eroico, ma a mio avviso fu anche di alto valore civile e spirituale. E ci indica che, se vogliamo progredire, se vogliamo aiutare l’Italia a uscire dalla grave situazione di difficoltà in cui si trova, dobbiamo necessariamente richiamarci ai valori del patriottismo“, gli ha fatto eco il presidente di Apo, Roberto Volpetti.

A nome della Giunta regionale, il vicepresidente Riccardo Riccardi ha voluto “ringraziare Apo per l’impegno che ogni anno dedica alla ricorrenza dell’eccidio, che altrimenti non avrebbe l’intensità con cui invece la si continua a ricordare”.

La sua gratitudine è, poi, andata alle parole della partigiana per eccellenza, Paola Del Din, medaglia d’oro al valor militare e seduta in prima fila nella chiesa parrocchiale di Canebola, dove si è tenuta una messa sempre in suffragio dei caduti del ’45. “Ci ha fatto rammentare – ha evidenziato Riccardi – che quell’Italia è costata talmente cara che dobbiamo avere la responsabilità di difenderla, per il rispetto di quelle storie di chi ha perso la vita per essa”.

Sono felice che questo ricordo non vada disperso – aveva affermato la professoressa classe 1923 – perché è servito per costruire la pace dopo la guerra. A noi l’aspetto politico non interessava, la nostra volontà era combattere per l’Italia per cercare di salvare quella che sarebbe stata l’epopea della nostra patria. Noi non ci chiamavamo partigiani, ma patrioti“.

Diversi gli interventi delle rappresentanze politiche, tra quelli nella chiesetta di Canebola e quelli in piazza Pelizzo, a Faedis, dove si è svolta la rituale deposizione di una corona al monumento ai caduti di tutte le guerre, dal deputato Roberto Novelli alla senatrice Tatjana Rojc, ai sindaci di Udine, Pietro Fontanini, e di Faedis, Claudio Zani, tutti improntati sui valori e sui simboli che i combattenti per la Patria, morti a Porzus come altrove, hanno tramandato e che non vanno dati per scontati, ma a cui si deve rivolgere un impego costante.