Caos Superbonus, tremano anche le imprese del Friuli. Cosa succede ora e le soluzioni

Caos Superbonus in Friuli Venezia Giulia.

Caos Superbonus, il blocco di tutte le cessioni di crediti e il divieto di acquisto delle pubbliche amministrazioni mettono in crisi anche le imprese del Friuli. E travolgono anche moltissime famiglie. Con all’orizzonte il nodo crediti incagliati legati ai bonus edilizi: 15 miliardi di euro già maturati che, se non pagati, mettono a rischio 90.000 cantieri di ristrutturazione delle case in corso in tutta Italia, 25.000 imprese e 130.000 lavoratori. Il comparto edile del Friuli Venezia Giulia conta 1.111 aziende e oltre 4mila dipendenti.

Cosa succede ora: le scadenze.

  • per i condomini, se la delibera assembleare è stata assunta entro il 24 novembre e la Cilas è stata presentata entro il 25 novembre 2022, oppure se la Cilas è stata presentata dopo il 25 novembre ma entro il 31 dicembre e la delibera assembleare non è posteriore al 18 novembre, si ha diritto al 110%, altrimenti al 90%;
  • per le case indipendenti, se i lavori erano in corso al 30 settembre 2022 ed erano stati compiuti almeno per il 30% si ha diritto al 110%, a patto che le opere siano ultimate entro il 31 marzo 2023;
  • negli altri casi le abitazioni indipendenti sono agevolate al 90% per il 2023, purché si tratti di prima casa e il quoziente familiare sia inferiore a 15 mila euro.

Per le case plurifamiliari con proprietà unica il termine ultimo per la Cilas per ottenere il 110% era il 25 novembre 2022. Per tutti il Superbonus scende al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025.

La Regione Fvg.

Quel che è certo è che il decreto di tre articoli sul Superbonus è già arrivato in Gazzetta Ufficiale. Ed è già operativo. Si cercano soluzioni per uscire da una situazione che spaventa, e non poco. All’indomani del voto unanime del Consiglio regionale sulla possibilità che la Regione possa acquistare i crediti fiscali di cittadini e imprese relativamente al Superbonus edilizio dal Governo è arrivata un’altra doccia fredda. In base a quanto previsto, con l’obiettivo di evitare la formazione di nuovo debito pubblico, le amministrazioni pubbliche, come i Comuni o le Regioni, non potranno acquistare i crediti fiscali legati al Superbonus.

La Regione, ha ricordato l’assessore regionale alle Finanze, ha approvato un emendamento finalizzato ad avviare un percorso di verifica su un possibile intervento pubblico, anche attraverso le proprie società partecipate, come Friulia o FVG Plus, per assicurare una maggiore circolazione dei crediti e consentire
alle imprese di continuare a operare.

In sede tecnica della Conferenza delle Regioni e Province autonome era emerso come la complessità dell’operazione finanziaria, del tutto nuova per un ente pubblico, necessitasse di un coordinamento complessivo. Inoltre era stata stabilita anche la necessità di un previo assenso del ministero dell’Economia e delle Finanze per ridurre il rischio di impugnazione delle leggi regionali in sede di controllo.

Nella giornata di ieri sono state comunicate dal Ministero dell’economia e delle finanze delle criticità tecniche e ora Governo e Regione sono impegnati a trovare soluzioni per facilitare la cessione dei crediti degli istituti di credito, al fine di non lasciare famiglie e imprese nelle pesanti difficoltà derivanti dal mancato acquisto dei crediti legati alle ristrutturazioni edilizie.

L’opposizione.

“Aspettiamo che Fedriga si opponga alle pesanti scelte politiche del Governo Meloni sul blocco degli acquisti di crediti da parte di Regioni e Comuni. Ci faccia sapere da che parte sta, noi sosteniamo famiglie, condomini e imprese”. Lo dichiara il segretario regionale Pd Fvg Renzo Liva, dopo che il Consiglio dei Ministri ha varato il decreto sugli incentivi fiscali, che impedisce a Comuni e Regioni di acquistare i crediti fiscali legati al Superbonus.

“Come ha fatto e sta facendo il Pd a Roma e in Regione – chiede il segretario dem – si muovano tutti inclusi il ministro leghista, la sottosegretaria forzista al Mef e i parlamentari di destra. Bisogna rendere meno drammatico l’impatto dello stop alla cessione del credito e evitare uno shock alle imprese edili”.