In tutta Italia diminuiscono gli immigrati, ma in Fvg sono in crescita

Il dato Fvg emege dal Dossier statistico immigrazione 2020.

Calano gli immigrati in Italia, meno 2,7% in un anno, ma aumentano leggermente in Friuli Venezia Giulia, segnando un +1,6%, passando dai 110 mila 193 del 2018 ai 111 mila e 929 del 2019. E in periodo di Covid, se per l’opinione pubblica il richiedente asilo al suo arrivo porta con sé il virus, in realtà è qui che lo straniero non comunitario si contagia.

Sono alcuni tra i tanti numeri, tendenze e analisi contenute nell’ultimo Dossier statistico immigrazione 2020, redatto da Idos centro di studi e ricerche sull’immigrazione, in partenariato con il Cento studi e rivista Confronti e presentato in una diretta streaming. A salutare i partecipanti c’era don Pieruligi Di Piazza, presidente del Centro Balducci di Zugliano, luogo dove si è sempre tenuta la presentazione negli anni passati.

A entrare nel dettaglio dei numeri dell’ultimo rapporto è stato Paolo Attanasio, co-autore del Dossier e referente regionale Idos. In Friuli Venezia Giulia l’incidenza della presenza immigrata è di poco superiore al 9% della popolazione totale. I migranti arrivano qui prevalentemente da altri Stati dell’Europa (65,8%) e, in particolare, da Romania (23,1%), Albania (8,8%), Serbia (5,8% di cui due terzi a Trieste) e Ucraina (4,9%).

Come detto, il Dossier analizza i dati del 2019, quando ancora la pandemia da Covid-19 non era ancora esplosa. Eppure l’emergenza sanitaria ha giocato, e gioca, un ruolo importante sul fenomeno migratorio. Soprattutto, i dati sfatano le credenze popolari che vedono nell’immigrato “l’untore che ha portato il virus”, ha spiegato Guglielmo Pitzalis, medico del gruppo Immigrazione e salute Fvg. “A Udine, tra luglio e agosto di quest’anno sono arrivati circa 2 mila richiedenti asilo, ma solo 1,4% era positivo al Covid. Paradossalmente erano, e sono, più controllati di noi italiani. Il perché si sia diffusa la credenza che tra loro il tasso di contagio sia alto – spiega Pitzalis – è perché vengono chiusi in strutture numerose e grandi centri, come a Udine l’ex Cavarzerani”.