Meno scuole e istituti accorpati, le preoccupazioni in Friuli Venezia Giulia

Il ridimensionamento delle scuole in Friuli Venezia Giulia.

“Non stiamo subendo il decreto interministeriale sul dimensionamento scolastico pubblicato il 6 agosto scorso. Sono infatti d’accordo con il principio che il numero di autonomie scolastiche vada diminuito ma questo non significa ridurre l’offerta didattica sul territorio. E per sgombrare il campo da ogni dubbio ricordo che la Regione Friuli Venezia Giulia investe, sulla scuola pubblica statale, circa 26 milioni di euro frutto di un’autonomia e volontà decisionale, quando le risorse di inizio legislatura, nel 2018, ammontavano a circa 7 mln. Non si può certo dire che stiamo trascurando il comparto nè ventilare che diamo meno opportunità al sistema scolastico del Fvg“.

E’ stata la sintesi della risposta che l’assessore regionale all’Istruzione Alessia Rosolen ha fornito in occasione delle audizioni in VI commissione consiliare sul dimensionamento scolastico per il prossimo triennio, che ha visto il coinvolgimento di diversi portatori di interesse. “Il principio demografico è il tema portante che governa il dimensionamento – ha rimarcato Rosolen -; un elemento di cui per molto tempo non si è tenuto conto, ora stiamo cercando di apportare dei correttivi per dare risposte in termini di servizi, di risorse, di interventi specifici“.

“Non stiamo facendo alcuna riforma – ha spiegato l’assessore regionale -, prendiamo atto di una situazione che esiste; non sopprimiamo classi, non tagliamo plessi, non interveniamo su politiche territoriali, applichiamo quello che prevede il decreto con una direttiva che definisce corrispondenza fra il numero di dirigenti scolastici (Ds) e dei direttori dei servizi generali e amministrativi (Dsga) e il numero delle autonomie  per dare continuità e salvaguardare il nostro territorio. Solo quest’anno abbiamo 10 istituti comprensivi che non hanno il dirigente titolare, significa che esiste un dirigente che darà risposte ai bisogni di più scuole”. Rosolen ha anche comunicato la risposta, giunta nel corso audizione, del ministero che ha decretato che la competenza sul dimensionamento delle scuole slovene è statale.

L’esponente della Giunta Fedriga ha ricordato come l’aggiornamento delle “Linee di indirizzo per il dimensionamento della rete scolastica e la programmazione dell’offerta formativa del Friuli Venezia Giulia per il triennio 2024-2027” nasce con l’obiettivo di dare puntuale applicazione a quanto disposto dalla legge di bilancio dello Stato 2023; ha  sottolineato poi come il percorso sia stato partecipato con tutti i portatori di interesse ( organizzazioni sindacali, dirigenti scolastici, Comuni) in oltre 50 incontri organizzati a partire dallo scorso giugno.

Nel suo intervento l’assessore del Friuli Venezia Giulia non ha mancato di evidenziare come una rete scolastica rispondente alle esigenze dei territori deve tenere conto del calo demografico, dell’andamento anagrafico della popolazione studentesca e dello spopolamento registrato nella scuola primaria e nelle scuole secondarie di primo grado. “In tre anni, nelle scuole primarie della provincia di Gorizia si sono persi 272 alunni – ha rimarcato Rosolen -, 1.153 nel pordenonese, 800 nell’area di Trieste e 1.879 nella provincia di Udine“.

Rispetto alla necessità e ai criteri di accorpamento delle autonomie scolastiche previsto dal decreto interministeriale che la Regione è chiamata ad applicare entro il 30 novembre di ogni anno nel limite del contingente indicato dal Ministero dell’istruzione e del merito, si stanno definendo alcune ipotesi di fusione amministrativa degli istituti attraverso incontri mirati con Ufficio scolastico regionale (Usr), amministratori locali e dirigenti scolastici e secondo criteri oggettivi, coerenti con le politiche scolastiche fino ad oggi perseguite.

Rosolen ha informato sulla piena collaborazione con i sindaci  e con gli istituti comprensivi interessati “stiamo seguendo percorsi di accorpamento ma – ha rassicurato – non abbiamo agito sulle scuole di montagna, né su situazioni che coinvolgono la presenza di lingue minoritarie tutelate”.

Le reazioni.

Gli interventi degli stakeholders hanno preso il via da Igor Giacomini, che ha spiegato il ruolo dell’Ufficio scolastico regionale e ha descritto la situazione in essere fortemente condizionata dalla mancanza di bambini: “C’è un’interlocuzione continua con la Regione e abbiamo seguito le linee guida”.

Sul fronte sindacale, Ugo Previti (segretario regionale di Uil Scuola) ha suggerito di “utilizzare in positivo il calo demografico per salvaguardare la scuola: potremmo darle più specificità, abbassando il numero di alunni per classe”. Mauro Grisi (Snals Confsal) ha giudicato “molto positivo l’approccio prudenziale e conservativo della Regione. Le scelte nazionali sono invece basate solo su criteri numerici. Bisogna evitare il rischio di accorpamenti e lo spopolamento delle aree più isolate, magari anche sperimentando il trilinguismo”.

Luca Gervasutti, vicepresidente regionale dell’Associazione nazionale Dirigenti pubblici e Alte professionalità della scuola (Anp), ha descritto in videoconferenza alcune criticità e rimarcato che “da tempo il Fvg ha applicato un comportamento virtuoso non seguito, purtroppo, da altre Regioni”. Massimo Gargiulo (segretario generale della Federazione lavoratori della conoscenza Cgil), ha ammesso la delicatezza “di scelte da assumere per il presente e il futuro. Urgono modelli organizzativi virtuosi e, mentre il Fvg si è distinto per tempismo e rigore applicativo, altrove si segnala la persistenza di carenze”.

Molto critico, infine, Davide Zotti (Cobas scuola) che si è detto convinto del fatto che “sarebbe necessario usare il calo demografico per ridurre il numero degli alunni per classe e le dimensioni delle istituzioni scolastiche. Creare mega strutture non porta vantaggi didattici e organizzativi con aumento dei carichi di lavoro e peggioramento della qualità”.

Tra i dirigenti scolastici, in rappresentanza del territorio udinese, Elena Romano e Stefano Stefanel hanno parlato rispettivamente di “concertazione indispensabile, senza accorpamenti, ma con redistribuzione” e di “una Regione virtuosa che deve battere i piedi. Serve una spinta dal basso e non azioni calate dall’alto”.

Preoccupazione è stata espressa anche dai rappresentanti delle consulte provinciali degli studenti di Pordenone e Udine. In tal senso, Beatrice Bertossi si è raccomandata di “evitare un taglio degli organi collegiali con conseguenze negative per la partecipazione attiva alla vita scolastica”.

Tutti sullo stesso piano i commenti dei consiglieri dell’Opposizione con Serena Pellegrino (Avs) a fare un parallelo con quanto accaduto in passato nel comparto della sanità: “Cambiano gli attori, ma il film è lo stesso. È quindi necessario fare marcia indietro”.

Sul fronte dem, Francesco Russo (Pd) ha sottolineato che “è in discussione il futuro della scuola italiana, uno dei pilastri delle politiche pubbliche. La nostra specialità ci permette di avanzare delle controproposte e la Regione provi ad avere più coraggio”, mentre Laura Fasiolo ha invitato a “guardare anche ai migranti come risorsa. Con gli accorpamenti si generano mostri”. Il collega Massimiliano Pozzo, quindi, ha raccolto “la preoccupazione del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata). Non capisco questa timidezza, è necessario mostrare i muscoli tutti insieme”.

Carlo Bolzonello (Fedriga presidente) ha escluso, dal canto suo, che “Rosolen subisca, insieme a noi tutti: il messaggio è completamente sbagliato”, mentre il presidente Novelli (FI) ha rimarcato che “si va in una direzione di dialogo e apertura, non di chiusura. E non si dica che la Regione Fvg chiude delle scuole, perché è del tutto sbagliato”.

“Non sopprimiamo classi, plessi o scuole e non tagliamo servizi. Stiamo andando – ha concluso l’assessore Rosolen in fase di replica – ad applicare una norma e un decreto ministeriale, cercando correttivi per una situazione condivisa e non subita“.