Centrali nucleari, il piano del governo in caso di incidente in Slovenia

Il piano in caso di incidente nucleare in Slovenia.

La guerra tra Ucraina e Russia ha riportato in auge il nodo di possibili attacchi alle centrali nucleari, con tutte le devastanti ricadute possibili; il Governo, però, ora ha un piano per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, un piano valido anche in caso di incidenti, dato che ci sono diversi impianti (13) poco distanti dall’Italia, tra cui la centrale di Krsko in Slovenia, a meno di 200 chilometri dal confine con la nostra regione.

Insomma, come ha spiegato Fabrizio Curcio, capo dipartimento della Protezione Civile, al Sole 24 Ore, “rispetto a Chernobyl, ora il sistema è più pronto”. E infatti il piano prevede tre scenari diversi, proprio a seconda della distanza dall’avvenimento.

La centrale nucleare in Slovenia, essendo tra le più vicine, ricade nella fascia rossa: in questo caso, in base ai dati forniti dall’Isin-Ispettorato nazionale per la sicurezza nazionale e la radioprotezione, sui territori interessati dalla nube radioattiva e sui livelli di contaminazione, è prevista la somministrazione di pastiglie di iodio alla popolazione (a partire da quella più a rischio come giovani e donne incinte) per bloccare gli effetti dannosi sulla tiroide. Sarà anche possibile, nella prima fase, il blocco della circolazione e il consumo degli alimenti prodotti sul territorio contaminato nonché l’indicazione alla popolazione di restare chiusa in casa per brevi periodi, con le finestre chiuse. Sono previsti interventi anche a tutela degli allevamenti e delle colture.

In caso di incidenti tra i 200 chilometri e i mille chilometri di distanza (secondo scenario), ci saranno misure di protezione indirette alla popolazione (se l’evento è grave) con limiti alla messa in commercio e al consumo di alimenti di origine vegetale o animale. Infine, il terzo scenario, con incidenti più lontani (come ad esempio attacchi nell’ambito della guerra in Ucraina), non sono previste limitazioni, se non restrizioni alle importazioni e controlli alla frontiera di persone o prodotti che possano essere contaminate.

Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, il piano prevede poi due strutture di coordinamento, una a livello nazionale e una regionale e provinciale, con la Protezione civile come congiunzione del sistema e l’Isin in qualità di ente di riferimento per il monitoraggio dei valori radioattivi.