Puzzer in questura, il leader dei “no pass” rimandato in Fvg. Cresce l’anti petizione

La protesta contro il green pass in Fvg.

Per un anno non potrà mettere piede a Roma Stefano Puzzer, leader “no Green Pass” in regione e del movimento “La gente come noi – Fvg”. A deciderlo la Questura di Roma, dove Puzzer è stato portato per alcune ore nel pomeriggio di ieri. Il portuale infatti era giunto alla capitale per chiedere risposte e aveva annunciato di essere disposto a restarci, se necessario, anche fino al 31 dicembre. Il foglio di via obbligatorio costringe il leader “no pass” a fare ritorno nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia, dove tutto era iniziato. Non solo l’obbligo di andarsene, Puzzer sarà anche denunciato per manifestazione non preavvisata.

Puzzer non si arrende. Costretto a togliere il baracchino da piazza del Popolo di Roma ha già lanciato una nuova manifestazione per sabato. L’idea è un corteo regionale con partenza da piazza Libertà alle 14.30. Nel frattempo ha organizzato anche l’invio di lettere all’Agenzia per il lavoro portuale nelle quali si ribadisce che l’obbligo del Green Pass è illegale e contrario alla Costituzione e alle norme dell’Unione Europea. Nella comunicazione inoltre viene richiesto anche il riconoscimento dello stipendio, perché il lavoro da parte dei portuali viene offerto, ma rifiutato per cause non dipendenti dal lavoratore.

I favorevoli al Green Pass.

Se da un lato c’è la battaglia di coloro contrari all’obbligo del Green Pass, dall’altra si iniziano a sentire le voci di coloro che invece sostengono la misura governativa. Tiziana Benussi, presidente della fondazione CRT Trieste, e Mitja Gialuz, associazione velica Barcola-Grignano, hanno iniziato una raccolta firme contro i no vax e i no green pass. Una petizione che ha già raccolto quarantamila firme, tra civili e volti noti, che non vogliono che Trieste diventi la capitale della cultura antiscientifica. Sono arrivate firme da professori, sanitari, politici e impiegati: come per i no vax e i no Green pass, anche in questo caso sono presenti rappresentanti di tutte le categorie di lavoro.

L’appello è stato lanciato sulla piattaforma Change.org e diverse sono le motivazioni che hanno spinto a sottoscrivere l’appello. Prima fra tutti la voglia di non tornare in una situazione di lockdown e chiusura totale, ma il desiderio di una vita normale. Poi c’è anche chi sostiene la necessità di supportare e credere nella scienza, andando contro l’oscurantismo e l’arroganza di chi invece sostiene tesi, a loro parere, “discutibili”.