Piccoli invasi di “scorta” per salvare l’agricoltura dalla siccità: il piano per il Friuli

Il progetto del Consorzio di Bonifica: piccoli invasi contro la siccità.

Creare dei piccoli invasi “di scorta” da utilizzare nei periodi di siccità: è uno dei progetti su cui sta lavorando il Consorzio di Bonifica Pianura Friulana che propone uno studio sulle possibili fonti di approvvigionamento per l’utilizzo irriguo della risorsa idrica nell’alta pianura friulana orientale.

Sebbene la stagione estiva 2023 abbia registrato piogge sopra la media, infatti, è ancora vivido il ricordo delle pesanti conseguenze della siccità del 2022, che nell’area della Sinistra Torre ha messo in ginocchio l’agricoltura.

Grazie ad un finanziamento di 102 mila euro, verrà redatto questo studio dal Consorzio in collaborazione delle Università di Udine e di Padova. Articolato in quattro fasi, interesserà un territorio di circa 300 km2 che comprende i comuni di Buttrio, Cividale del Friuli, Faedis, Manzano, Moimacco, Povoletto, Premariacco e Remanzacco.

Nei giorni scorsi, presso la sede dell’ente consortile il direttore tecnico del Consorzio e responsabile unico del progetto, ingegner Stefano Bongiovanni, ha illustrato il progetto agli interessati. All’incontro era presente anche Grazia Martelli, docente del Dipartimento Politecnico di Ingegneria e Architettura dell’ateneo friulano. “Dopo una approfondita analisi conoscitiva – ha spiegato Bongiovanni – verranno redatti uno studio idrogeologico, uno idrologico e un modello di flusso sotterraneo, che consentiranno di simulare diversi scenari e di individuare le possibili fonti di approvvigionamenti idrico”.

“I cambiamenti climatici in atto – spiega la presidente del Consorzio, Rosanna Clocchiatti – comportano la necessità di realizzare nuove infrastrutture irrigue in aree che vanno sempre più frequentemente in sofferenza; stiamo pensando quindi alla creazione di piccoli invasi, che possano accumulare acqua nelle stagioni piovose e distribuirla nei periodi siccitosi, e ad impianti ad alta efficienza per limitare la quantità di acqua utilizzata. Prima di tutto, però, serve ottenere indicazioni sulla disponibilità della risorsa idrica, e lo studio finanziato dalla Regione consente proprio di raggiungere questo scopo”.