Crisi della politica, un comune su 5 al voto in Fvg con un solo candidato a sindaco. “C’è un problema di ricambio generazionale”

In Fvg 1 Comune su 5 al voto con un solo candidato a sindaco.

L’ultimo caso è stato quello di Premariacco. Qui, al giudizio delle urne si è presentato un solo candidato a sindaco, Michele De Sabata, che l’ha spuntata sul filo di lana, “battendo” il quorum. Ma le elezioni con un unico aspirante primo cittadino in lizza, in Friuli Venezia Giulia, sembrano una consuetudine sempre più radicata.

Tra il 2019 e il 2020, come riporta un’indagine elaborata dalla Fondazione Think Tank Nord Est, in Fvg nei 130 Comuni chiamati a eleggere il nuovo sindaco in 23 casi si è presentato un unico candidato: è il 18% del totale, dato che colloca la regione al nono posto in Italia. Emblematico anche quanto successo ad Andreis, dove nel 2019 non si era presentato nessuno per lo scranno più alto del municipio. Problema poi risolto con la recente elezione di Fabrizio Prevarin.

In quasi 1 comune su 5, quindi, è stata “corsa solitaria”. Un segnale della crescente mancanza di interesse verso la politica? “Il problema del ricambio generazionale c’è, ma è anche colpa nostra: non abbiamo allevato una classe dirigente che prendesse nel tempo il nostro posto”. È l’analisi di Claudio Sandruvi, decano dei sindaci Fvg con i suoi 76 anni. L’attuale primo cittadino di Montenars è stato anche sindaco di Gemona dal 1983 al 1991 ed è entrato in politica negli anni ’70 con l’iscrizione alla Democrazia Cristiana.

I giovani non si avvicinano alla politica – aggiunge – perché ottenere una carica è diventato un gesto con un’accezione negativa. Si pensa che di mezzo ci siano interessi personali o sete di potere. Un altro aspetto è che non esistono di fatto più i partiti: spesso gli amministratori sono anche il movimento politico stesso. Manca un “controllore” che indirizzi l’attività amministrativa”. Senza dimenticare, poi, le responsabilità e le difficoltà delle piante organiche: Sandruvi a Montenars deve ricoprire anche il ruolo di posizione organizzativa nei settori Finanza e Patrimonio, con tutti i rischi connessi. “Ma io lo faccio ancora con spirito di servizio per aiutare la comunità – conclude -. Sono arrivato a Montenars a fine 2011 e mi ritrovo al secondo mandato da sindaco. Non soltanto: la popolazione già mi chiede se scenderò in campo per la terza volta. Purtroppo, non vedo un ricambio all’orizzonte“.

Le criticità sono condivise anche da Dorino Favot, presidente di Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani) Fvg. “La difficoltà principale è dettata dall’assunzione di responsabilità non di poco conto – analizza -. Poi, ci sono competenze eccessive da mettere in campo rispetto a quella che dovrebbe essere l’attività principale di un sindaco, cioè quelle di indirizzo delle scelte. Tutto ciò fa perdere di vista quello che dovrebbe essere l’obiettivo primario, ossia l’impegno per 5 anni a favore di una comunità“. Il ricambio generazionale, però, non sarebbe a rischio: “Ma sta a chi amministra ora coltivare le nuove leve per il futuro”, ammonisce Favot.

Il problema è acuito nei piccoli comuni, dove la popolazione è inferiore. Tutto ciò, però, stride: da un lato si punta a mantenere il presidio sul territorio, dall’altro si fatica a trovare chi è disponibile a scendere in campo. Una soluzione può essere la fusione tra comuni? “Soltanto se il percorso è condiviso con la gente, spiegato e “digerito” – conclude Favot -. Non è facile, ma gli esempi virtuosi non mancano: Valvasone Arzene è uno di questi”.

“Oggi fare il sindaco è sempre più difficile – spiega Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est – perché le risorse a disposizione sono sempre meno ed i problemi difficilmente si possono risolvere a livello locale. Ma che senso ha andare a votare per un solo candidato? Come posso esprimere una preferenza se non ho alternative? Per permettere che anche i piccoli Municipi godano di una rappresentanza politica migliore la soluzione è la fusione dei Comuni. Non dobbiamo pensare a delle città – precisa Ferrarelli – ma a realtà di almeno 5.000 o 10.000 abitanti, a seconda della tipologia del territorio. Solo così i piccoli Municipi possono affrontare le sfide di oggi e fornire servizi di qualità. La fusione dei Comuni va sostenuta da Stato e Regioni con importanti premialità: è questa la strada per aiutare i territori periferici e favorire la distribuzione della ricchezza su tutto il territorio”.