Messa del Tallero di Gemona con polemica, in via Bini uno striscione sull’ospedale

Foto di Marco Patat - Foto Soravito

Lo striscione sull’ospedale fuori dal duomo di Gemona.

La tradizionale Messa del Tallero di Gemona è stata condita da un retroscena polemico. Fuori dal duomo, infatti, è spuntato uno striscione recante la scritta “Fedriga riapri l’ospedale”, appeso a una terrazza di fronte all’edificio sacro.

Fin troppo chiaro il riferimento al San Michele, dove il punto di primo intervento è stato chiuso per lasciare il posto a un reparto per accogliere i pazienti affetti da Covid. I Comitati a difesa dell’Ospedale hanno manifestato virtualmente con lo striscione in Via Bini. “L’impossibilità della nostra presenza fisica dovuta alle norme anti Covid – dicono i loro referenti – non ci impedisce di portare ancora avanti, come ormai da anni, la civile e legittima richiesta di un vasto territorio montano e pedemontano, ingiustamente privato dalle ultime riforme sanitarie di una preziosa struttura sanitaria come il San Michele. Un nosocomio ulteriormente penalizzato dal 27 ottobre scorso dalla chiusura “temporanea” del Punto di primo intervento”.

“Noi – aggiunge Claudio Polano, portavoce dei Comitati – ne chiediamo l’immediata riapertura, per alleggerire i Pronto Soccorso di Tolmezzo, San Daniele e anche di Udine. Ma la nostra battaglia, alla luce della attuale pandemia e delle innegabili criticità dell’apparato sanitario regionale e territoriale, è finalizzata alla necessità di ridare al nostro ospedale la qualifica di “Spoke”, in sinergia con Tolmezzo e San Daniele e con regia Asufc. Ciò – conclude – per dare le necessarie risposte sanitarie a un territorio che vanta la popolazione più anziana della regione e il maggior numero di decessi rispetto ai residenti“.

La Messa del Tallero, pur priva del corteo che solitamente la precede, si è svolta con l’emozione e la solennità di sempre. Ad affermare l’importanza del rito, “a cui non si può venir meno e che ha spinto la comunità gemonese a ritrovarsi comunque” perché neppure il Coronavirus era giusto interrompesse, sono stati monsignor Valentino Costante e il sindaco del paese, Roberto Revelant, che gli ha consegnato la moneta d’argento quale simbolo di collaborazione e concordia tra i poteri spirituale e temporale.

Della stessa opinione i rappresentanti della Regione, ovvero il presidente dell’Assemblea legislativa, Piero Mauro Zanin, e l’assessore Barbara Zilli, presenti alla cerimonia nella pieve di Santa Maria Assunta.