Dal pronto soccorso all’auto medica, i troppi nodi irrisolti per l’ospedale di Gemona

Le richieste dei Comitati per l’ospedale di Gemona.

“Ciò che serve veramente al Gemonese, ma anche a Valcanale, Canal del Ferro e una parte di Tarcentino, è un ospedale per acuti, oltre al pronto soccorso“. È la richiesta formulata da Claudio Polano, portavoce dei Comitati in difesa dell’Ospedale di Gemona.

“Siamo favorevoli allo sviluppo a Gemona delle attività di cardiologia riabilitativa e neuroriabilitazione, anche in regime di degenza, con l’attivazione di una sede dell’Ospedale Gervasutta di Udine, ma occorre un ospedale per acuti – dicono i sodalizi -. La pandemia ha messo in luce le criticità del sistema sanitario regionale e la chiusura di fatto dei piccoli Ospedali le ha acuite, caricando in questo caso su Udine l’utenza proveniente dai territori a nord e dal Cividalese. Ma a ben vedere gli interventi dell’assessore alla Salute, Riccardo Riccardi, sembrano la prosecuzione della riforma del Centrosinistra, che voleva trasformare il San Michele in un poliambulatorio/cronicario”.

Uno “smantellamento dei piccoli ospedali che continua a grandi passi, portato avanti proprio da chi 7 anni fa lo contestò duramente – incalza Polano -, addirittura schierandosi a fianco dei Comitati di allora, anche raccogliendo le firme per un referendum abrogativo, che però fu bocciato in Consiglio regionale dalla maggioranza di centrosinistra di quella legislatura. Evidentemente l’esercizio del potere – attaccano i Comitati – logora la memoria, ma gli atti e gli emendamenti presentati in quel periodo sono ben consultabili tutt’oggi, per esempio con le proposte di applicazione di quanto contenuto nel Decreto Balduzzi per Gemona e Cividale (Maniago e Sacile sono nelle stesse condizioni), corredate dalle firme di eccellenti personaggi del centrodestra, oggi in Giunta, in primis Riccardi, o in Consiglio regionale o addirittura in Parlamento. Dovremo forse ricorrere di nuovo allo strumento referendario per far ascoltare la voce dei territori, che mal rappresentati politicamente, hanno pagato e continueranno a pagare riforme sanitarie che privilegiano i territori forti?”.

Ma come non bastasse l’attuale spoliazione di funzioni e servizi del San Michele di Gemona, “nel Piano attuativo locale 2021 ASUFC si prevede che la sua attuale attività chirurgica in day surgery, sospesa causa Covid, venga convertita in specialistica ambulatoriale. Ma come chiunque potrà verificare, questo è un declassamento sostanziale di un servizio e una chiusura parziale, se non totale delle attuali sale operatorie, visto che sarà operativo solo un chirurgo e un infermiere di supporto. Chiediamo perciò ai nostri sindaci – l’invito dei sodalizi – di non votare questo passaggio e anzi di chiederne la cassazione e vedremo chi lo voterà. Non sarà certo l’aumento dei posti/letto di Hospice e Cure Palliative che ci compenserà di quella perdita! Ma visto che parliamo di Hospice, perché non mettere mano al restauro delle camere mortuarie? Oggi proliferano le Case Funerarie, che però hanno un costo e che non tutti si possono permettere. Ristrutturare le attuali in Ospedale, risolverebbe il problema”.

Polano, sempre a nome dei Comitati, svela anche altre criticità. “Sarà necessario provvedere alla sostituzione della Tac, che prima di essere collocata Gemona era a Tolmezzo, e del mammografo. Inoltre rimane sempre sul tappeto il tema dell’automedica, prevista dal vigente Piano delle Emergenze/Urgenze, promessa da anni e mai arrivata. Lo stesso dicasi della prevista elipiazzola, diurna e notturna, già finanziata da anni e ben di là da venire. Tanti problemi – conclude Polano – che la nostra popolazione chiede alle istituzioni di risolvere per avere una risposta sanitaria al passo con i tempi e i bisogni della nostra gente”.