Niente riapertura del pronto soccorso di Gemona, la rabbia dei comitati: “Delusi, ma non molliamo”

Il pronto soccorso dell’ospedale di Gemona.

Il “niet” del consiglio regionale alla possibilità di ripristinare Pronto Soccorso e della Medicina a Gemona e a Cividale non va giù ai Comitati che seguono le sorti dei due nosocomi.

Il semaforo rosso deciso dai consiglieri di Palazzo Oberdan, che hanno bocciato a maggioranza l’emendamento presentato dal collega Walter Zalukar (Gruppo Misto) fa storcere il naso ai sodalizi che si occupano di “difendere” il San Michele a Gemona. “Siamo delusi e amareggiati, ma non certo vinti – dicono -, tanto più che la risposta dell’assessore alla Salute, Riccardo Riccardi, è assolutamente irricevibile, quando afferma che la materia potrà essere affrontata solo dopo la revisione del D.M. 70, ovvero la normativa statale che fissa gli standard ospedalieri. Dimenticando che la Regione si paga da sola la Sanità, ma soprattutto che quando questi reparti sono stati chiusi, qualcuno lo ha chiesto al Ministero?”.

Oltretutto – aggiungono i sodalizi – l’Alto Friuli, con i suoi 76.000 abitanti, avrebbe diritto ad almeno 230 posti/letto ospedalieri e ora, con la chiusura di Gemona, ha solo i 180 di Tolmezzo. “Abbiamo amaramente dovuto constatare – sottolineano i Comitati – che in Consiglio regionale, contro Gemona e Cividale si è formato un inedito asse, a somiglianza romana che, a parte pochi Consiglieri che ringraziamo, è andato da Fratelli d’Italia al Pd. Comprensibile la posizione dei Democratici, che coerentemente con l’iniqua riforma Serracchiani, da loro votata nel 2014, che ha di fatto “chiuso” gli Ospedali di Cividale, Gemona, Maniago e Sacile. Insostenibile, invece la posizione del centrodestra, che nel 2014 aveva appoggiato le richieste di allora dei Comitati anche con puntuali proposte, che guarda caso sono le nostre, arrivando anche a sostenere la richiesta di referendum abrogativo della Riforma Serracchiani, poi bocciata dal centro Sinistra al potere all’epoca. Ma la partita, sottolineano i Comitati, è apertissima e preannunciano nuove forti iniziative a breve scadenza, a sostegno delle loro rivendicazioni”.

Ulteriore motivo di preoccupazione per Gemona è il contenuto del Piano attuativo locale aziendale 2021, dove a fronte di un ipotetico potenziamento dell’attività specialistica ambulatoriale anche al San Michele, nel contempo si prevede la revisione dell’attività chirurgica programmata da day surgery in specialistica ambulatoriale, in attuazione a quanto previsto dal DGR 1252/2018. “Chiediamo ai sindaci del Gemonese di chiedere l’annullamento di questa decisione – incalzano gli esponenti dei movimenti civici – per non privarci di un ulteriore, importante servizio e soprattutto di chiedere, magari con i fondi europei, la sostituzione della Tac e del mammografo. È previsto l’ulteriore aumento dei posti Hospice/Cure Palliative, peraltro già presenti e un incremento dei posti letto di SUAP. Queste sono tutte cose già previste dalla iniqua riforma Serracchiani, che nel silenzio totale, il centrodestra non intende modificare. Ciliegina sulla torta, il Pal prevede lo sviluppo delle attività di cardiologia riabilitativa e neuroriabilitazione, anche in regime di degenza, attivando a Gemona una sede dell’Ospedale Imfr Gervasutta”.

“Noi non accettiamo questi pannicelli caldi” concludono i Comitati, che chiedono invece la riapertura di un Ospedale per Acuti, come ante Serracchiani, a beneficio del Gemonese e delle zone limitrofe, non per spirito di campanile ma come doverosa risposta sanitaria per un territorio montano/pedemontano, che ha popolazione più anziana della Regione e con un tasso di mortalità più alto di tutto il Fvg.