L’imprenditore rom che lotta contro i pregiudizi: il riscatto di Cristofer Hudorovich

La storia di Cristofer Hudorovich è diventata un libro.

Affermarsi nel mondo dell’imprenditoria oggi giorno, si sa, non è cosa semplice per nessuno. Lo è tuttavia ancora meno se chi decide di immergersi in questo mondo porta un cognome che, negli anni, è stato associato a controversi fatti giudiziari.

Proprio per questo motivo Cristofer Hudorovich, a soli 21 anni, dopo ben tre anni dall’apertura della sua attività, Multiagricri, che lo vede imprenditore nella rivendita e noleggio di attrezzature Edili e agricole a Martignacco, ha deciso di raccontare la sua storia attraverso il libro intitolato “Un ragazzo rom si vuole raccontare”, che verrà presentato sabato 1 luglio (alle 19.30) al Podere di Martignacco.

Il cammino che ha portato Cristofer a sentire l’esigenza di raccontarsi attraverso un libro ha radici molto lontane. Era infatti solo un bambino quando, con la sua bicicletta con la quale trainava un vecchio carretto, passava dalle famiglie del suo paese, Martignacco, per racimolare rottami in ferro.

“Da bambino quando andavo a scuola venivo isolato e additato in quanto rom e nessun compagno di classe voleva giocare con me – racconta Cristofer -; così io, per evitare quel continuo dolore, preferivo restare a casa e andare in giro a raccogliere i rottami in ferro, per rendermi utile al lavoro che per moltissimi anni ha fatto mio nonno e grazie al quale mi ha lasciato molte cose, tra le quali anche la casa dove vivo”.

Fidanzato con Teresa da dieci anni, il giovane imprenditore, che ama però definirsi più un commerciante, ha dovuto sempre fare i conti con un atteggiamento diffidente, ghettizzante, dalle sfumature spesso razziste, proprio a causa del cognome, che riporta a fatti di cronaca certamente poco edificanti, ma che sono distanti anni luce dalla sua famiglia e, soprattutto, dalle sue prospettive lavorative.

“Mi fa molto male toccare con mano ancora oggi la diffidenza nei miei confronti quando si apprende il mio cognome, nonostante siano oramai molti gli anni trascorsi a darmi da fare nel mondo del lavoro, dimostrando ampiamente che io non rappresento in alcun modo un cognome scritto sulla carta”.

Tutto il lavoro onesto che Cristofer svolge da tempo non basta a placare gli atteggiamenti scorretti ma soprattutto infondati di alcune persone. “Giusto l’altro giorno mi ero accordato per un lavoro che avrebbe dato visibilità alla mia ditta, ma, al momento della firma del contratto e nonostante avessi già saldato l’intero importo, chi avrebbe dovuto aiutarmi ha fatto un passo indietro, dopo aver letto i miei dati” spiega Cristofer.

Anche se qualcuno che ha sempre creduto in lui, fregandosene dei pregiudizi, c’è, ed è Francesca che, come dice lui, “è la mia seconda mamma“. Francesca conosce Cristofer fin dai tempi in cui girava con il carretto. La luce dei suoi grandi occhi scuri ha colpito la donna fin dal primo momento, creando così un rapporto che negli anni è diventato via via sempre più forte.

È proprio grazie anche a Francesca che Cristofer ha mosso i primi passi nel mondo dell’imprenditoria, ed è inoltre proprio grazie a lei che il libro, scritto a quattro mani, ha avuto modo di esistere. “Io e Francesca ci conosciamo da sedici anni, da quando, ancora bambino, andai a casa sua e di suo marito a chiedere se avessero dei rottami di ferro da buttare sopra al mio carretto” dice commosso Cristofer.

“Da quel giorno, l’appuntamento con Francesca diventò quotidiano, lei si affezionò a me e alla mia voglia di lottare per diventare qualcuno, lei riuscì fin da subito a capire quanto fosse grande il mio dolore e la mia voglia di riscatto attraverso il lavoro” prosegue il ragazzo.

Nato a San Daniele del Friuli da genitori italiani, Cristofer ha lo spirito imprenditoriale che gli scorre nelle vene fin dalla tenera età, quando ha incanalato tutta la frustrazione della discriminazione in quello che, all’epoca, lui definiva il suo lavoro, rendendosi così utile alla famiglia. Una famiglia di persone oneste e lavoratrici.

Mio nonno, che è mancato nel periodo pandemico, era uno dei più conosciuti rottamatori qui in regione, ha lavorato fino ad ottantasei anni, mi ha insegnato il rispetto per questo lavoro” ricorda con orgoglio Cristofer. “Mi impegno ogni giorno per rendere onore a ciò che mi ha insegnato la mia famiglia, mi impegno nel fare conoscere che tipo di persona sono, quanto valgo a livello lavorativo, quanto vale la mia persona“, conclude Cristofer. Se le dimostrazioni pratiche quotidiane non dovessero ancora bastare, questo libro potrà aprire il cuore, e la mente, di chi ancora nutre delle perplessità.