L’iniziativa del digiuno per Gaza anche a Udine.
Non una manifestazione in piazza, né slogan urlati: la protesta dell’udinese Valentina Bianchi, 54 anni, counselor organizzativa e attiva nel sociale, è silenziosa ma radicale: ha scelto di smettere di mangiare. Un digiuno a oltranza, iniziato da sei giorni, per denunciare la catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza e chiedere un cambiamento urgente.
Dietro la sua scelta, un episodio che l’ha profondamente scossa: l’ennesima strage durante la distribuzione degli aiuti alimentari nella Striscia. Un momento che ha segnato un confine, trasformando l’indignazione in azione personale.
Bianchi non è nuova all’impegno sociale: volontaria nel progetto AMI (Attività Musicale Inclusiva) della scuola Ritmea di Udine, ha deciso di unirsi alla campagna promossa dal Movimento Europeo di Azione Nonviolenta (MEAN), che coinvolge cittadini e amministratori locali da diverse regioni italiane. Insieme, chiedono tre cose: la liberazione degli ostaggi, l’attivazione di corridoi umanitari e la sospensione della cooperazione militare con Israele.
Il digiuno viene portato avanti sotto controllo medico. Bianchi assume solo acqua, un po’ di sale e integratori, consapevole dei rischi ma determinata a continuare fino a che “non accadrà qualcosa di positivo” per la popolazione civile colpita dal conflitto. La sua è una forma di resistenza nonviolenta, che punta a riaccendere i riflettori sull’emergenza a Gaza, anche a fronte del timore che l’attenzione mediatica venga spostata su altri scenari di crisi.
La mobilitazione promossa dal MEAN si è estesa a numerosi comuni, con l’obiettivo di portare in consiglio mozioni per il riconoscimento dello Stato di Palestina. A Udine ha aderito anche il consigliere comunale Andrea Di Lenardo (Avs).