Il carcere di Udine cambia volto e diventa un modello per tutta l’Italia

Il progetto di recupero del carcere di Udine.

La struttura penitenziale di via Spalato a Udine sarà un modello per tutte le altre iniziative di riorganizzazione delle carceri italiane. Ad affermarlo è Bernardo Petralia, capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che di recente ha presentato il nuovo progetto per il carcere.

Il progetto.

La riqualificazione del carcere di via Spalato è necessaria in quanto l’edificio risale al 1925 ed è privo di spazi adeguati per i detenuti. Secondo il programma, i lavori inizieranno nel 2022 e verranno portati a termine in tre anni. Tre saranno le principali aree di intervento. La prima è relativa alla sezione femminile, in uno stato di abbandono da venti anni: qui verrà realizzato un polo didattico e di formazione. La seconda sarà su alcuni ex alloggi demaniali, che ospiteranno i detenuti che durante la giornata lavorano all’esterno e la sera devono rientrare. Infine, sarà riqualificato anche il cortile: diventerà un nuovo punto di ritrovo con la realizzazione di un teatro da 100 posti. I fondi per la realizzazione del progetto provengono dal dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e rientra nel fondo da 20 milioni di euro che sono stati stanziati per il trattamento dei detenuti.

Dal progetto di Udine sono stati avviati poi anche nel resto della Penisola degli interventi simili. Un esempio è a Lecce, dove sarà realizzato uno spazio dedicato solo alle attività di trattamento. Altre carceri per le quali sono previste delle riorganizzazioni sono a Padova, a Firenze, a Santa Maria Capua Vetere, Reggio Calabria, Viterbo e Rovigo.

La situazione in Fvg.

 La riqualificazione della struttura di via Spalato è un vero e proprio punto di inizio per la condizione generale delle carceri in Friuli Venezia Giulia. Secondo l’ultimo report di Antigone, associazione che si focalizza sulla realtà carceraria, gli edifici sono sovraffollati, sporchi e tra i peggiori d’Italia. “Tutto va rivisto e riorganizzato non solo nell’ottica di avere più posti letto, quindi dal punto di vista della quantità, ma, soprattutto, in funzione qualitativa, per consentire spazi maggiori e un benessere maggiore. Un ‘nuovo volto’ del carcere – afferma Petralia in un’intervista ad Agenzia Italia –  che per il Dap è la priorità”.