In carcere a Tolmezzo con il coronavirus, il figlio: “Ha la febbre e l’asma. Temiamo per la sua salute”

Il figlio di un detenuto arrivato in Carnia da Bologna.

“È necessario che le istituzioni prendano provvedimenti. Le condizioni di salute di mio padre non consentono di aspettare oltre”. Parole di Carmine Riillo, figlio di Domenico, detenuto nel carcere di Tolmezzo e affetto da coronavirus.

Domenico Riillo, 62 anni, calabrese della provincia di Crotone, è in carcere con l’accusa di associazione mafiosa. È una delle cinque persone contagiate da Covid-19 arrivate nel penitenziario carnico da Bologna. Una vicenda che, oltre a preoccupare l’intero territorio sotto il profilo sanitario, ha provocato più di un malumore politico, con le istituzioni locali a puntare il dito contro il Governo per la gestione della vicenda.

Carmine è preoccupato per come viene seguito il papà, afflitto da problemi di salute anche prima di contrarre il coronavirus: “Ha l’asma, poi dopo il contagio ha manifestato febbre e i sintomi tipici di questa malattia – racconta -. Mi ha fatto arrabbiare il fatto che, inizialmente, ci avevano detto che fosse asintomatico. Invece questa mattina, dopo tre giorni senza contatti, grazie alla tenacia del nostro avvocato siamo riusciti a parlare con lui e ci ha detto che i sentori ci sono, eccome. Ci ha riferito di aver avuto dei forti dolori la scorsa notte”.

È il monitoraggio dello stato di salute del genitore a non convincere Carmine Riillo. “Si trova in cella di isolamento, il dottore lo visiterà forse due volte al giorno, nonostante le sue problematiche. Lo hanno messo là e non si interessano delle sue difficoltà. Invece, è necessario prendere provvedimenti urgenti e subito. La nostra famiglia – sottolinea – è preoccupatissima da quando lui e gli altri detenuti sono stati spostati senza alcuna precauzione”.

“Abbiamo paura per le sue condizioni di salute – conclude il figlio -. ci ha detto che durante il trasferimento da Bologna a Tolmezzo non erano state rispettate le normative di prevenzione contro il Covid-19, creando assembramenti tra detenuti e guardie carcerarie. In un primo tempo ci avevano assicurato che il tampone era negativo, poi però si è rivelato positivo”. Lo scorso 11 aprile l’avvocato di Domenico Riillo ha presentato un’istanza urgente alla Corte di appello di Catanzaro per chiedere la detenzione domiciliare nella propria casa o in ospedale. Ancora non è stato preso alcun provvedimento. E le preoccupazioni della famiglia rimangono.