Niente sorrisi provocatori né abiti succinti, non si ferma la polemica sull’opuscolo di Cividale

Il caso dell’opuscolo anti-aggressioni nelle scuole di cividale.

Non si placa la polemica sul vademecum per la prevenzione delle aggressioni distribuito nelle scuole del cividalese. Al centro del dibattito alcuni consigli scritti sull’opuscolo distribuito alle ragazze e ai ragazzi delle scuole medie e superiori della città ducale come “niente sorrisi provocatori né abiti succinti”.

Frasi che hanno scatenato un putiferio anche tra gli studenti. “Riteniamo profondamente offensivo e inaccettabile il tentativo di sminuire le nostre riflessioni e ridicolizzare la violenza di genere – ha commentato il Movimento Studentesco Per il Futuro – . Reputiamo aberrante il tentativo di declassare tutta la riflessione fatta da studenti e studentesse alla stregua di mera opinione sull’abbigliamento, perché significa non comprendere minimamente le conseguenze della mancata educazione al consenso e rispetto”.

Honsell: “L’opuscolo va ritirato, pronta un’interrogazione in Consiglio Regionale”.

Duro anche il commento del consigliere regionale Furio Honsell (Open Sinistra Fvg). “Sono intenzionato a presentare un’interrogazione in Consiglio regionale sull’opportunità da parte della Regione Friuli Venezia Giulia di produrre e distribuire materiali dai contenuti inaccettabili, come quello di Cividale”.

“Alcune frasi contenute nell’opuscolo – continua Honsell – violano le pari opportunità e sono discriminatorie nei confronti di chi subisce e, quindi, implicitamente giustificano chi offende. Questo opuscolo andrebbe immediatamente ritirato, chiedendo scusa per aver suggerito comportamenti degni di un regime fondamentalista”.

Santoro: “Opuscolo vergognoso e antieducativo”.

Per la consigliera regionale del Pd, Mariagrazia Santoro, l’opuscolo “È vergognoso e assolutamente antieducativo. Anziché lottare per un necessario cambio culturale, il sindaco di Cividale, con il supporto della Regione, sceglie di colpevolizzare le vittime, diffondendo un’idea “iraniana” secondo la quale le ragazze non possono vivere liberamente ma devono sottostare a codici di comportamento non richiesti a tutti gli altri cittadini”.

“Occhi bassi, niente sorrisi, allungare le gonne. Qual è il prossimo passo, il velo obbligatorio? Lo sconcerto delle studentesse e degli studenti cividalesi è il nostro – continua Santoro – . È necessario fermare la colpevolizzazione delle vittime: nessun atteggiamento, nessun capo di abbigliamento, nessun comportamento può giustificare chi usa la violenza“.

Serracchiani: “Sempre là si ricasca”

Dure critiche anche dalla capogruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani.“Sempre là si ricasca: se ti stuprano vuol dire che te la sei cercata, provocavi. Sembra la ripetizione di un vecchio pregiudizio, di una mentalità maschilista in via di estinzione, purtroppo è la tesi accreditata e diffusa dal Comune di Cividale, guidato dal centrodestra. Spero che l’amministrazione comunale della nostra antica e civile Città friulana metterà al più presto rimedio a questa dannosa iniziativa, che dovrebbe aiutare le potenziali vittime di violenza di genere e che invece le condanna a priori per mancata modestia e poco pudore. Le potenziali vittime dovrebbero sapere che possono contare sull’aiuto delle istituzioni quando l’aggressore se lo trovano in famiglia o sul posto di lavoro”.

Elisabetta Basso: “Indicazioni fuori dal tempo e diseducative”.

“Si tratta di indicazioni fuori dal tempo e fortemente diseducative. Non si prevengono le aggressioni, né si combatte la violenza suggerendo come si deve vestire una persona. Questo significa colpevolizzare a priori le vittime giustificando il comportamento dell’aggressore, che va condannato senza sé e senza ma – commenta Elisabetta Basso, presidente del Patto per l’Autonomia –. Serve piuttosto promuovere una cultura di parità e rispetto, a partire dalle scuole, ma certamente non perpetrando vecchi pregiudizi come avvenuto a Cividale. La parità di genere e l’educazione al rispetto sono valori irrinunciabili e un impegno prioritario delle istituzioni, che devono avere consapevolezza della necessità di ripartire da una reale cultura del rispetto dell’altro”.

Dusy Marcolin: “Niente può giustificare la violenza”.

“Non ho ancora avuto modo di vedere l’opuscolo del Comune di Cividale, ma fin d’ora intendo dissociarmi da qualsiasi tipo di informazione che consigli alle donne come sorridere e come vestirsi. Le donne sono libere di sorridere e di vestirsi come vogliono, e niente può giustificare gli atti di violenza nei loro confronti”.

A sottolinearlo è Dusy Marcolin, presidente della Commissione regionale per le pari opportunità, in riferimento alla polemica innescata dalla diffusione di un opuscolo anti-violenza nella città ducale, contestato dal movimento studentesco e da numerosi esponenti politici. “Ovviamente – premette la presidente – voglio vedere quanto è stato stampato e valutarlo con attenzione, ma dalle anticipazioni che ne sono state diffuse ritengo di dissociarmi dai contenuti dell’opuscolo, mettendomi al fianco dei ragazzi che hanno denunciato l’inopportunità di certe frasi. La mia intenzione – conclude Marcolin – è quella di parlarne anche con la sindaca di Cividale”.