Aggressione al carcere di Udine, 4 agenti in ospedale con traumi e fratture

L’aggressione al carcere di Udine.

Violenza al carcere di Udine dove, nella mattinata di oggi, quattro agenti della Polizia Penitenziaria sono stati aggrediti da due detenuti. Due hanno riportato fratture e una prognosi di 21 giorni, mentre gli altri sono stati dimessi con prognosi di 6 e 5 giorni.

L’aggressione, avvenuta intorno alle 8, è stata denunciata dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), che parla di “ennesimo episodio” in un contesto carcerario sempre più difficile da gestire. Secondo la ricostruzione fornita dal sindacato, i responsabili sarebbero un 22enne marocchino trasferito da Treviso e un altro detenuto triestino, entrambi già noti per episodi di violenza e trasferiti a Udine per motivi di sicurezza.

Il grido d’allarme del Sappe

Massimo Russo, delegato nazionale del Sappe, denuncia con forza: “Gli eroi silenziosi della Penitenziaria continuano a pagare le conseguenze dell’attuale sistema carcerario. Mentre si parla di celle dell’affettività e ventilatori, nessuno si occupa della sicurezza degli agenti”. Il sindacato chiede da tempo più tecnologia, strumenti di difesa non letali come body-cam, flash ball e bola wrap, oltre a una riforma profonda dell’esecuzione penale.

La voce si unisce a quella di Giovanni Altomare, segretario regionale, che sottolinea come la situazione nelle carceri del Friuli Venezia Giulia sia sempre più allarmante. “I decreti svuota-carceri non bastano – ha dichiarato –. Serve una riforma strutturale e il ritorno a una gestione più efficiente dei detenuti con disturbi psichiatrici, sempre più presenti negli istituti”.

Una crisi che dura da tempo

Non è la prima volta che la casa circondariale di Udine finisce sotto i riflettori per episodi di violenza. Solo il mese scorso, il 19 e il 21 maggio, si sono verificate altre aggressioni ai danni del personale. Il carcere ospita oggi oltre 730 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 490 posti, un sovraffollamento che il Sappe giudica “esplosivo”.

Donato Capece, segretario generale del sindacato, punta il dito anche contro la gestione nazionale del sistema carcerario: “La popolazione detenuta è composta per il 30% da stranieri e un ulteriore 20% da tossicodipendenti. Serve il coraggio politico di espellere i detenuti stranieri e di riaprire gli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari), strutture oggi scomparse ma fondamentali per isolare i soggetti più problematici”.

Stato di agitazione in vista

Il Sappe annuncia che nei prossimi giorni valuterà l’indizione di uno stato di agitazione del corpo di polizia penitenziaria. “Non ce la facciamo più – avverte Russo –. Serve una presenza forte e chiara dello Stato. Le aggressioni non possono diventare la normalità, né possiamo permettere che l’impunità continui a diffondersi tra le mura degli istituti penitenziari”.