Addio a Siet, la gatta che aspettava il suo padroncino alla fermata: è stata uccisa a bastonate

Si chiamava Siet, aveva tredici anni, ed era diventata una presenza dolce e quotidiana nella piccola comunità friulana di Valvasone Arzene. Ogni giorno, alla stessa ora, si recava alla fermata dello scuolabus per attendere il ritorno di Sebastian, il suo giovane padroncino. Era un gesto semplice, ma così carico d’affetto da essere noto a molti abitanti del paese.

Ora, però, quella gatta tanto speciale non c’è più. È stata trovata morta, uccisa a bastonate a pochi passi da casa, nella stessa via in cui si sentiva al sicuro. Una scena terribile, che ha lasciato sconvolti non solo i membri della famiglia Iuston – Cristina, Maria Sole e Sebastian – ma l’intera comunità. Si sospetta un atto volontario di inaudita crudeltà. La famiglia, con l’assistenza della sezione pordenonese dell’Enpa, è in attesa del referto veterinario per poter formalizzare la denuncia alle autorità competenti. “Un atto così crudele non può e non deve passare sotto silenzio. Non accetteremo mai che gesti del genere vengano giustificati o ignorati“, ha dichiarato l’Enpa di Pordenone.

La storia di Siet.

Siet non era solo “una gatta”. Era parte della famiglia, un simbolo d’amore e resistenza. Era stata trovata il 7 luglio 2012, ferita e impaurita. Da quel giorno ha vissuto protetta e amata, un legame ancora più profondo dopo la scomparsa del padre di famiglia, che l’aveva accolta. Il nome “Siet” – che in friulano significa sia “sette” che “paura” – racchiudeva la sua storia di dolore e rinascita.

Da allora iniziò per lei una nuova vita. Accolta con amore nella casa della famiglia Iuston, Siet seppe guadagnarsi un posto speciale nel cuore di tutti. Col tempo, le ferite si rimarginarono, la paura si attenuò, e nacque un legame unico, fatto di fiducia, affetto e piccoli gesti quotidiani. Uno su tutti: andare ogni giorno alla fermata dello scuolabus ad aspettare Sebastian, il più giovane della famiglia. Un’abitudine tenera e costante, che raccontava più di mille parole quanto profondo potesse essere l’amore tra un essere umano e un animale.