Pochi turisti in Fvg, mazzata per i Comuni: in fumo i 5 milioni della tassa di soggiorno. Chi ci perde di più

Il calo della tassa di soggiorno in Fvg causa Covid.

Cinque milioni di euro. È il peso – tutt’altro che indifferente – della tassa di soggiorno in Friuli Venezia Giulia. Il balzello pagato dai turisti nelle strutture ricettive, e da qui girato ai Comuni, serve per finanziare ristrutturazioni pubbliche e sostentamento della preservazione del patrimonio culturale.

Introdotta su scala nazionale nel 2009, in Fvg viene adottata da 9 tra i Comuni più turistici. Quest’anno, complice la partenza della stagione estiva in forte ritardo causa coronavirus,  il gettito della tassa di soggiorno sarà ben inferiore a quanto preventivato vista la contrazione del settore turistico A offrire un quadro chiaro sulla situazione in regione è la Fondazione Think Tank Nordest.

A inizio 2020, in una situazione pre-Covid, si stimava un incasso complessivo di quasi 5 milioni di euro per gli enti locali del Friuli Venezia Giulia. La maggior parte di queste risorse riguarda il litorale ed il capoluogo. Infatti, 2 milioni di euro sarebbero stati incamerati dal Comune di Lignano Sabbiadoro, 1,7 milioni da Trieste e 1 milione da Grado. Più contenuti gli incassi previsti nelle altre località: 100 mila euro a Duino Aurisina, poco più di 50 mila ad Aquileia, tra 18 e 25 mila ad Arta Terme, Forni Avoltri, Sauris e Ravascletto. Cifre che forzatamente dovranno essere riviste al ribasso.

Nei giorni scorsi, il Governo è venuto incontro ai Comuni turistici destinando 100 milioni di euro quale ristoro parziale delle minori entrate derivanti dall’imposta di soggiorno. Il riparto del fondo è stato effettuato in proporzione al gettito di ciascun ente e per il momento sono stati distribuiti 90 milioni di euro.  Circa 735 mila euro sono stati ottenuti dalle località del Friuli Venezia Giulia: una cifra che però copre solo il 15% del gettito previsto prima del coronavirus. Di conseguenza, i Comuni del Friuli Venezia Giulia dovrebbero recuperare più di 4 milioni di euro: una cifra impossibile da raggiungere con gli scarsi flussi turistici del 2020.

“I conti si faranno alla fine della stagione: noi applichiamo l’imposta fino a settembre, quindi a fine ottobre conosceremo la perdita complessiva del gettito – spiega il sindaco di Lignano, Luca Fanotto -. È chiaro che non riusciremo a recuperare il gap, arrivando a 2 milioni”. Lignano ha ricevuto 255.643 euro, il 12,8% del preventivato, come ristoro statale “che è sempre meglio di nulla – sottolinea il primo cittadino – anche se è ovvio che dovremo rivedere le nostre progettualità sviluppate prima del Covid“. Se ne saprà di più dopo il tavolo tecnico che riunisce Comune, Confcommercio, Lisagest e l’associazione degli albergatori di Lignano. “Ci troveremo a fine agosto e capiremo assieme come utilizzare le risorse della tassa di soggiorno – conclude Fanotto -. Per ora, preferisco non sbilanciarmi sui progetti che porteremo avanti”.

Per quanto rigarda il ristoro statale per i minori introiti dell’imposta, Trieste ha ricevuto 291.986 euro, la fetta più grossa in regione. A Grado vanno 159.881 euro, a Duino Aurisina 11.697, ad Aquileia 7.247, a Sauris 4.296, ad Arta Terme 3.582, a Forni Avoltri 481 e a Ravascletto appena 249 euro.

“Quest’anno sarà difficile incassare anche solo la metà di quanto preventivato dai Comuni a inizio 2020 – spiega Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est – ma le amministrazioni locali non devono rinunciare ad investire nel settore turistico. Al contrario, se non vogliono compromettere anche le prossime stagioni, è necessario che le poche risorse a disposizione vadano destinate a progetti in grado realmente di aumentare la competitività delle destinazioni turistiche. In questa situazione di difficoltà per il turismo – conclude Ferrarelli – pubblico e privato devono lavorare insieme su progettualità di area vasta per mettere a sistema e valorizzare tutte le eccellenze del territorio.”