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Data

Gen 26 2020
Evento terminato!

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20:45

La tenerezza della miseria, uno spettacolo tagliente sul tema del nazismo

La scrittura di Thomas Bernhard adattata da Elena Bucci e Marco Sgrosso

E’ possibile che dei personaggi limite, miseri, aridi, possano arrivare a provocare nel pubblico persino una sorta di tenerezza? La scrittura di Thomas Bernhard, su cui è costruito lo spettacolo “Prima della pensione ovvero Cospiratori” riesce in questo intento. Elena Bucci e Marco Sgrosso hanno deciso di recuperare e riadattare questo testo degli anni Ottanta, che porta dietro di sé una curiosa storia. Il regista a cui Bernhard affidò la sua sceneggiatura in quegli anni a Claus Peymann. L’uomo richiese un trattamento carcerario meno disumano per uno dei componenti del gruppo di estrema destra Baader-Meinhof, venendo così accusato di essere un simpatizzante del terrorismo, e venendo costretto a lasciare la direzione del teatro di Stoccarda. Il paradosso fu che l’uomo che costrinse Peymann a lasciare il suo ruolo fu Hans Filbinger, nome che si ricorda proprio per l’ ‘affare Filbinger’. Presidente dei ministri da dodici anni, del partito CDU, Filbinger fu anch’esso costretto a dimettersi dal suo incarico dopo che uno scrittore rese noti i suoi trascorsi nazisti da fedelissimo di Hitler e corresponsabile di quattro condanne a morte. Una beffa nella beffa.

Così “Prima della pensione ovvero Cospiratori” andò in scena come ultima regia di Peymann a Stoccarda.

Adattato da due registi italiani, Elena Bucci e Marco Sgrosso, il testo arriva domenica 26 gennaio alle 20.45 l’Auditorium Centro Civico di San Vito al Tagliamento. I due registi italiani tornano nel circiuto dei teatri regionali del Friuli Venezia-Giulia dopo aver ricevuto unanimi consensi di critica e pubblico nel corso degli anni. Sul palco insieme a loro salirà anche Elisabetta Vergani.
La storia parla di tre fratelli, Rudolf, Vera e Clara Höller, chiusi nella loro casa impolverata e circondati da oggetti del passato e dalle loro abitudini ripetute ogni giorno, che ne costituiscono la loro identità. L’atmosfera è cupa, la loro casa è una tana e insieme un carcere, e la loro unica ragione di vita sembra essere il loro ripetitivo rapporto. Le loro abitudini trasformano il reticolato dei gesti quotidiani in un racconto epico della loro esistenza e incastonano con caparbia presunzione il proprio mito nella grande storia che soltanto in apparenza li ha risparmiati.

I tre fratelli inseguono ideologie sbagliate, che corrono dietro alla violenza e alla follia, chiusi nella loro isolata esistenza. Eppure l’autore riesce a renderli vicini, simpatici, comici, a tratti quasi teneri, proprio rivelandone la miseria, l’orrore, l’aridità. Bernhard evoca un’infanzia e un’educazione rigide e inquietanti, fino ad arrivare alla disperante ed esilarante esposizione delle loro contraddizioni che li rivela eterni bambini, per quanto terribili e crudeli.
“Da molti anni pensavamo con cautela a questo autore schivo, capace di leggere in profondità l’animo umano e la storia, e di registrarne le contraddizioni fino a farle esplodere in tragedia e in riso raggelato” spiegano gli attori-registi affascinati dallo stile tagliente di Bernhard, che sa far ridere del dramma, e fare ironia della miseria, correndo sul filo dell’odio e dell’amore.