Fvg, il paradosso della sanità: screening oncologici trascurati mentre le liste d’attesa si allungano

I dati della Fondazione Gimbe sull’adesione agli screening oncologici.

I programmi di screening oncologici rappresentano uno degli strumenti più efficaci per la diagnosi precoce dei tumori e delle lesioni pre-cancerose, eppure nel 2023 in Italia più della metà dei cittadini ha ignorato l’invito gratuito a sottoporsi ai test previsti dal Servizio Sanitario Nazionale.

Un’occasione mancata che si è tradotta in oltre 50 mila tumori e lesioni non individuate. La fotografia scattata dalla Fondazione GIMBE, sulla base del report 2023 dell’Osservatorio Nazionale Screening (ONS), evidenzia un’Italia a due velocità, con forti disuguaglianze regionali e livelli di adesione ancora troppo distanti dall’obiettivo europeo del 90% entro il 2025.

Il Friuli Venezia Giulia tra le Regioni più virtuose, ma non basta

In questo contesto, la nostra regione si distingue positivamente rispetto alla media nazionale, anche se restano margini di miglioramento. Nel 2023, per lo screening mammografico, rivolto alle donne tra i 50 e i 69 anni, la Regione ha inviato l’invito a circa il 92% della popolazione target, un dato poco sotto la media nazionale (93,6%). Più alta invece l’adesione: ha risposto positivamente più della metà delle donne invitate (54,8%), posizionando il Friuli Venezia Giulia al nono posto tra le Regioni italiane (la media è 49,3%). A Trento, però, l’adesione supera l’83%.

Ancora meglio va sul fronte dello screening per il tumore del collo dell’utero. L’estensione degli inviti si ferma al 72,7%, molto al di sotto della media nazionale (111%), ma la risposta delle donne è stata significativa: il 58,2% ha aderito (contro il 46,9 della media italiana), collocando la Regione tra le prime cinque per tasso di partecipazione. Ed è ancora Trento a detenere il primato col 78% di adesione.

Lo screening del colon-retto, che coinvolge uomini e donne tra i 50 e i 69 anni, è quello che ha visto la performance migliore in regione. Con una copertura di inviti che ha superato il 100% (101,2%) — segno di un importante recupero degli inviti saltati negli anni precedenti — e una adesione del 52,6%, il Friuli Venezia Giulia si è posizionata al terzo posto a livello nazionale. Un dato decisamente incoraggiante, se si pensa che la media italiana si ferma al 32,5%.

Il quadro nazionale: chi fa meglio e chi è in grave ritardo

Guardando al contesto nazionale, la situazione è preoccupante. Solo 6,9 milioni di cittadini su quasi 16 milioni invitati hanno aderito ai programmi di screening oncologico. Nel dettaglio, lo screening mammografico ha registrato un’adesione del 49,3%, quello cervicale del 46,9% e quello per il colon-retto appena del 32,5%.

A guidare la classifica della virtuosità sono alcune Regioni del Nord e del Centro, come il Trentino-Alto Adige, il Veneto e l’Emilia-Romagna, che raggiungono punte di adesione vicine o superiori al 70%. All’estremo opposto, le Regioni del Mezzogiorno mostrano performance drammaticamente basse. In Calabria, per esempio, appena l’8,1% delle donne ha risposto all’invito per la mammografia, solo il 17% a quello per lo screening cervicale e un irrisorio 4,4% per quello del colon-retto.

Le conseguenze della mancata adesione.

Il costo della mancata adesione non è solo statistico, ma drammaticamente umano. Secondo le stime della Fondazione GIMBE, nel 2023 sono sfuggiti alla diagnosi circa 10.900 carcinomi della mammella, di cui quasi 2.400 di piccole dimensioni ma già invasivi. Per il tumore del collo dell’utero si stimano oltre 10.000 lesioni pre-cancerose non individuate. Ancora più allarmanti i numeri per il colon-retto: oltre 5.200 tumori e quasi 25.000 adenomi avanzati non sono stati diagnosticati in tempo.

Queste mancate diagnosi significano trattamenti più invasivi, minori possibilità di guarigione, maggiore sofferenza per i pazienti e costi più elevati per il Servizio Sanitario Nazionale. E, nei casi peggiori, significano decessi evitabili. Gli screening organizzati, infatti, garantiscono un percorso standardizzato e tempestivo.

“Prevenzione e promozione della salute – conclude il presidente Nino Cartabellotta – rappresentano i pilastri per ridurre l’incidenza delle malattie e contribuire alla sostenibilità del SSN. Ma oggi il paradosso è evidente: da un lato i cittadini sono in lista di attesa per esami diagnostici non sempre appropriati, dall’altro sono in milioni a non aderire ai programmi di screening organizzati. È evidente che sul fronte degli inviti molte Regioni, in particolare del Sud, devono migliorare le proprie capacità organizzative. Ma, la principale criticità rimane la scarsa adesione agli screening: servono maggiori informazioni, strategie di comunicazione efficaci e coinvolgimento attivo dei cittadini”.