Le aggressioni al personale della sanità sono cresciute del 25%.
È un fenomeno sempre più allarmante quello delle aggressioni contro il personale del mondo della sanità Friuli Venezia Giulia. I dati regionali parlano chiaro: nei primi sei mesi del 2025 si è registrato un aumento del 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A lanciare l’allarme è la UIL FPL, che da tempo monitora la situazione attraverso il proprio Centro di Ascolto Regionale.
L’ultimo episodio, gravissimo, si è verificato ieri al CUP dell’Ospedale di Udine – ASUFC. Una donna, ha divelto la protezione in vetro nel tentativo di aggredire fisicamente un’operatrice, cercando addirittura di afferrarla per il collo. Soltanto l’intervento tempestivo della Polizia ha impedito che la situazione degenerasse ulteriormente. Per il sindacato, si tratta dell’ennesimo segnale di una deriva che non può più essere sottovalutata.
I dati sulle aggressioni in Friuli Venezia Giulia.
Nel primo semestre dell’anno, sono state raccolte 394 segnalazioni di aggressioni in ambito sanitario regionale. Udine si conferma il territorio più colpito, con 139 casi, seguita da Trieste con 97, Pordenone con 81 e Gorizia con 77, delle quali ben 50 provenienti solo dal distretto di Monfalcone. In una segnalazione su cinque si sono verificati contatti fisici, tra cui spintoni, strattoni e perfino sputi, a testimonianza di una violenza che spesso oltrepassa il limite verbale.
Colpisce anche la composizione delle vittime: il 70% delle richieste di aiuto arriva da donne, molte delle quali si rivolgono al sindacato non solo per denunciare l’accaduto, ma anche per cercare un supporto psicologico o legale. In diversi casi, infatti, le lavoratrici finiscono per essere paradossalmente trasformate da vittime in accusate, in un sistema che fatica ancora a riconoscere la gravità e la specificità delle aggressioni in ambito sanitario.
La UIL FPL esprime “la più ferma condanna” per quanto accaduto e ribadisce che non è più accettabile che chi lavora per la salute pubblica debba farlo in condizioni di insicurezza costante. Il sindacato chiede con urgenza misure concrete di prevenzione, la presenza effettiva di presidi di sicurezza nei reparti e agli sportelli, e soprattutto un impegno istituzionale chiaro e continuativo. “Chi si prende cura degli altri non può essere lasciato solo – sottolinea la UIL FPL – né può essere costretto a difendersi due volte: sul luogo di lavoro e poi in tribunale.”
Già da tempo, il sindacato ha attivato un Osservatorio permanente sulle aggressioni e un Centro di Ascolto regionale, che offre gratuitamente assistenza psicologica e legale ai lavoratori vittime di violenza. Ma questo, da solo, non basta. Serve una risposta strutturale, che riconosca il valore di chi ogni giorno opera a tutela della salute collettiva e garantisca loro il diritto fondamentale a lavorare in sicurezza e dignità.