Fine della scuola a giugno, l’idea non piace in Fvg: “Troppe difficoltà organizzative”

I problemi per la proroga del calendario scolastico in Fvg.

La proroga dell’anno scolastico fa discutere anche in Friuli Venezia Giulia. L’ipotesi sarebbe stata ventilata da Mario Draghi, premier incaricato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con l’ex governatore della Bce che ha suggerito un prolungamento delle lezioni oltre i termini previsti, oggi fissati al 10 giugno per tutte le scuole eccetto quella dell’infanzia, dove i piccoli saranno in aula sino al 30 dello stesso mese.

Ma questa proposta come trova gli addetti ai lavori del Fvg? Pare che un allungamento dell’anno scolastico potrebbe creare più di un problema. “Per i ragazzi non ci sarebbe alcun fastidio, ma per il nostro istituto sì – commenta don Filippo Gorghetto, direttore dell’Istituto Salesiano Bearzi di Udine -. I nostri docenti, infatti, non sono statali e dovremmo pensare a come fare per garantire lo svolgimento delle lezioni”. Tra le ipotesi, quella di un prolungamento del contratto per i docenti “ma anche questo sarebbe complicato. Ci sarebbero difficoltà, per alcuni, di chiedere la disoccupazione, e anche con le ferie”. Insomma, più di un ostacolo per questa scuola udinese che, a fronte di ampi spazi, deve però organizzarsi: “Per noi – dice il dirigente – l’estate è tempo di altre attività. È vero che per quanto ci riguarda sarebbe coinvolto soltanto l’istituto tecnico, ma ci sarebbero per esempio i centri estivi da approntare a lezioni ancora in corso”. Qualcuno ha ritenuto che la scelta di Draghi possa non tenere in debita considerazione quanto fatto con la didattica a distanza: “Mi sembra invece – chiude don Gorghetto – che i ragazzi stiano facendo lezione, eccome. I programmi stanno andando avanti senza intoppi”.

Scettica, ma in attesa di informazioni più puntuali, la sindacalista Tina Cupani, segretaria regionale Cisl scuola Fvg: “Io a Draghi non ho sentito dire una cosa del genere, e bisogna anche capire se una simile affermazione vada inserita in un discorso più ampio e articolato, come immagino – premette -. A noi crea disagio dire che la didattica a distanza non basti e che si prolunghi il calendario perché i ragazzi avrebbero perso giorni di scuola. La Dad o è scuola, o non lo è. Non esistono vie di mezzo”. È chiaro che sarebbe necessaria una riorganizzazione del sistema. “Per 230 giorni di scuola si dovrebbe rivedere l’ordinamento e assumere nuovi docenti. A fronte di queste criticità organizzative – aggiunge Cupani – bisognerebbe capire se dietro c’è una progettazione mirata, o meno. Non credo che far rimanere i ragazzi in classe fino al 30 giugno faccia loro del bene. Siamo a febbraio, se sono state registrate problematiche c’è ancora tutto il tempo per intervenire”.