Nelle scuole del Friuli i bambini ritirano i libri in un clima surreale

La scuola ai tempi del coronavirus.

Corridoi silenziosi e aule deserte: si presentano così le scuole del Friuli durante il lockdown per il coronavirus. Da ormai fine febbraio tutti gli istituti sono chiusi, con insegnati e studenti impegnati nelle lezioni online a casa. Sicuramente, l’emergenza sanitaria ha cambiato radicalmente il mondo della didattica, rivoluzionando l’insegnamento. A risentire di questo sconvolgimento sono i professori, alle prese con la tecnologia e la registrazione degli argomenti, e soprattutto gli alunni, che perdono il contatto con i maestri e con gli altri compagni.

Proprio in questa situazione difficile, emerge il ruolo importante della scuola, come luogo di socialità e sviluppo. Infatti, tra quelle mura, i bambini e i ragazzi apprendono molto più di quello che c’è scritto tra i libri. Conoscono realtà diverse dalla loro, imparano a relazionarsi con gli altri con rispetto e il momento della ricreazione non è semplicemente una pausa. In questi giorni, sono continuate le consegne del materiale lasciato nelle aule dagli allievi.

Quei luoghi che solitamente sono vivi, pieni di energia dei ragazzi, ora, sono uno specchio malinconico della pandemia. Nessun insegnante è presente, solo i volontari della Protezione civile regolano il flusso dei genitori e si accertano che siano rispettate tutte le misure di sicurezza. Sui banchi le mamme e i papà con mascherine e guanti ritirano i quaderni. Questa esperienza ha sottolineato il ruolo prezioso delle scuole e degli insegnati che in questi giorni sono sostituiti da computer, tablet e dai genitori. Chissà quando quegli spazi potranno finalmente dimenticarsi questo panorama triste e riempirsi di nuovo di studenti e lavagne colorate.