Giù gas e petrolio, l’industria del Friuli vede rosa ma teme inflazione e tassi

L’andamento dell’industria del Friuli nel 1° trimestre 2023.

L’industria del Friuli conferma un quadro positivo: rispetto agli ultimi 3 mesi del 2022, infatti, nel primo trimestre di quest’anno aumentano sia la produzione sia gli ordinativi. Nello specifico, la prima ha segnato un +4,3% (ma è ancora di 1,2 punti sotto rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso) mentre i secondi sono cresciuti del ben 12,1% rispetto al quarto trimestre del 2022 e del 2,8% rispetto ad un anno fa.

Positivo anche l’indice di utilizzo impianti, che è passato dal 77,8% del secondo semestre 2022 al 78,7% del primo trimestre 2023. Un quadro dalle tinte “rosa” confermato anche dalle aspettative degli imprenditori, dove un 18% prevede un ulteriore aumento della produzione, contro un 4% che ne prevede un calo.

L’andamento dei singoli comparti dell’industria del Friuli.

Con riferimento ai singoli comparti, in ripresa l’industria meccanica (primo trimestre 2023 +1,6% rispetto allo stesso trimestre 2022 e +5,4% sul quarto trimestre 2022), siderurgica (+1,3% la variazione tendenziale, +4,8% quella congiunturale), e alimentare (+6% la variazione tendenziale, +0,9% quella congiunturale).

Presentano invece criticità i settori legno e mobile (-10,2% la variazione tendenziale, +2% quella congiunturale), carta (-13,5% la variazione tendenziale, +15,6% quella congiunturale), chimica (-16,5% la variazione tendenziale, -0,2% quella congiunturale), gomma e plastica (-5,1% la variazione tendenziale, +0,2% quella congiunturale), materiali da costruzione (-5,2% la variazione tendenziale, -10,3% quella congiunturale).

L’inflazione e la guerra in Ucraina.

Il conflitto ucraino è ancora fonte di incertezza, ma prevale l’ottimismo per una tregua–pace, che darà il via alla ricostruzione dell’Ucraina, tant’è che il prezzo del gas per Mwh è rientrato a 25 euro, come lo era nel giugno 2021 (a dicembre 2019 era di 15 euro). Fortunatamente, il prezzo di 346 euro per Mwh dell’agosto 2022 è un ricordo, così come il prezzo del petrolio di 77 USD/barile, sceso di ben il 40% rispetto a marzo 2022.

Con gli attuali prezzi dell’energia l’inflazione dovrebbe rallentare e di conseguenza moderare l’aumento dei tassi. L’inflazione ad aprile 2023 rispetto ad aprile 2022, riferita ai prezzi di consumo (NIC), in provincia di Udine è stata del + 7,8% contro il + 11/3% dell’ottobre scorso, quindi in calo. Rispetto ad aprile 2021 la variazione media è del 14,5%, mentre per gli alimentari è del + 20,3%. Comunque, l’inflazione è ancora alta ed i tassi BCE dal 3,75% attuale probabilmente saliranno ancora. 

Il commento del Presidente di Confindustria Udine.

Secondo Gianpietro Benedetti, presidente dell’associazione degli industriali udinesi, ci sarà probabilmente un rallentamento, contenuto, verso la fine dell’anno, ma un aiuto potrà arrivare dal Pnrr.

“E’ prevedibile un raffreddamento contenuto dell’economia nell’autunno 2023, legato all’aumento dei tassi di interesse ed alla minor domanda. Raffreddamento che potrà essere attenuato da un buon piano Pnrr. Per l’Italia l’equilibrio tra tassi di interesse, inflazione e Pil è delicato per via del grande debito accumulato negli ultimi 40 anni, che è di circa 2.800 miliardi di euro. Il quadro economico e l’esigenza di evitare ulteriori deficit di bilancio chiamano la riduzione delle spese che tolgono risorse, senza valore aggiunto, alla scuola, alla sanità, ai servizi sociali ed all’incentivazione ad intraprendere per mantenere il Pil non solo positivo, ma il più alto possibile”.

“Un buon contributo – continua Bendetti -, potrebbe essere dato dall’applicazione del concetto lean and fast, con la qualità del servizio, anche nell’amministrazione pubblica. Nei prossimi mesi l’Italia avrà un buon supporto dalle entrate per il turismo. Ad ottobre-novembre il trend economico per il 2024/25 potrà essere meglio definito in relazione all’andamento dell’inflazione, soluzione della guerra in Ucraina, sua ricostruzione, un buon progetto per il Pnrr in Italia, unitamente alle riforme necessarie per ridimensionare il debito, mantenendo elevato il Pil”.