Pandoro della Ferragni, in Friuli c’è chi rivuole indietro i soldi

Sono molte le persone che lo scorso anno avevano partecipato all’iniziativa Balocco e Chiara Ferragni acquistando il pandoro “solidale” intendono chiedere la restituzione dei soldi versati, considerato che l’acquisto è stato realizzato sulla base di informazioni ingannevoli legate alla destinazione dei proventi delle vendite; anche coloro che non hanno conservato lo scontrino, possono tutelare i propri diritti per il rimborso della spesa anche in assenza del relativo scontrino di acquisto, firmando una autocertificazione.

Il Centro Giuridico del Movimento Difesa del Cittadino FVG invita tutti gli utenti coinvolti nella vicenda ad inviare una mail all’indirizzo centrogiuridico@mdc.fvg.it o telefonando al n. 0432 490180, per ottenere info e assistenza. L’associazione infatti mette i propri qualificati operatori a disposizione di quanti intendano chiedere alla Sig.ra Chiara Ferragni e alla Balocco la restituzione dei 9,37 euro spesi per il pandoro “PinkChristmas”. La richiesta tiene in considerazione anche il fatto che, come affermato dall’Antitrust, “la differenza di prezzo con il pandoro tradizionale Balocco non è stata giustificata da una maggior qualità degli ingredienti, ma bensì rafforzava,  agli occhi del Consumatore, il convincimento che nel maggior prezzo del Pandoro fosse incluso un contributo alla donazione“, spiega l’associazione.

Anche l’uovo di Pasqua nel mirino.

L’associazione Movimento Difesa del Cittadino APS rappresentativa a livello nazionale e territoriale degli interessi diffusi dei Consumatori ed Utenti, ha presentato un esposto all’AGCM –  se l’iniziativa di solidarietà per i Bambini delle Fate è stata di mera natura commerciale-speculativa “con inganno” con l’aggravante di sfruttare i bambini affetti d’autismo, giacchè intenzionati ad intentare causa contro Chiara Ferragni per ottenere la restituzione dei soldi pagati per l’uovo di cioccolato Dolci Preziosi griffato dall’influencer,  considerato che l’acquisto è stato realizzato sulla base di informazioni ingannevoli legate alla destinazione dei proventi delle vendite e la differenza di prezzo con l’Uovo tradizionale “non giustificata da una maggior qualità degli ingredienti, ha rafforzato, agli occhi del consumatore, il convincimento che nel maggior prezzo dell’Uovo griffato fosse incluso un contributo alla citata donazione”.