Primo passo per il ritorno delle province in Fvg. Ma è scontro con le opposizioni

Approvata la proposta di legge nazionale per la reintroduzione delle Province in Friuli Venezia Giulia.

Compiuto il primo passo per la reintroduzione delle Province in Friuli Venezia Giulia. Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza – con il voto favorevole di 24 consiglieri del Centrodestra e il no altrettanto compatto dei 15 rappresentanti delle Opposizioni – la proposta di legge nazionale che in sei brevi articoli ripristina la possibilità di istituire enti di area vasta a elezione diretta, rimandando a una successiva legge regionale la specificazione di funzioni amministrative e confini. Trattandosi di una legge di rango costituzionale, sarà però necessario attendere i passaggi in Parlamento prima di poter dare forma concreta al ritorno delle Province.

Un emendamento alla stessa pdln 19 – approvato anch’esso a maggioranza, con l’emiciclo diviso in due poli e senza astensioni – interviene sulla composizione del Consiglio regionale rendendo fisso il numero degli eletti, che saranno 49 a prescindere da ogni variazione di popolazione residente, al contrario di quel che avviene oggi con la previsione di 1 consigliere ogni 25mila residenti.

“Andiamo a risolvere – ha spiegato Pierpaolo Roberti, assessore alle Autonomie locali – un problema riscontrato quest’anno e legato all’introduzione del censimento permanente, che rende possibile capire il numero esatto dei residenti solo in prossimità del voto, tant’è vero che ancora oggi non abbiamo l’assoluta certezza che la prossima assemblea sarà composta da 48 consiglieri. Per uscire da questa incertezza abbiamo inserito la previsione di un numero fisso, 49 membri, così come sono oggi“.

Una modifica criticata da Franco Iacop (Pd), che ha ricordato “come il Fvg abbia già un numero molto alto di consiglieri, più vicino ai livelli della Lombardia che dell’Umbria, tanto che il presidente Renzo Tondo ridusse la precedente proporzione portandola da 1 eletto ogni 20mila a 1 eletto ogni 25mila residenti. Non capisco dunque in base a quale ragionamento e parametro voi oggi fissiate il numero di 49 consiglieri“.

Nella relazione illustrativa che ha preceduto il voto finale sulla proposta di legge nazionale – dopo che tutti gli articoli erano passati senza sorprese al momento del voto – il relatore di maggioranza Lorenzo Tosolini (Lega) ha ribadito il punto di vista di Giunta e Maggioranza.

“L’ente intermedio venne ritenuto l’anello debole della catena istituzionale – ha detto il consigliere del Carroccio – in base a un’onda emozionale e mediatica, tanto che il Fvg decise di cancellare le Province dallo Statuto di autonomia con la legge costituzionale del 2016. Ma questi enti fanno parte della storia politica di questa regione e le loro funzioni non possono essere allocate altrove, perché non ha senso che la Regione debba occuparsi anche di atti e finanziamenti minuti: dobbiamo perciò tornare ai tre livelli amministrativi e agli enti di area vasta”.

Le critiche dell’opposizione.

“No alla reintroduzione delle Province che rappresenterebbero un ritorno al passato, risultato della mancanza di una visione per il futuro necessaria per affrontare le criticità del presente”. È la posizione condivisa dai Gruppi consiliari di Pd, Movimento 5 Stelle, Patto per l’Autonomia, Civica Fvg e Open Sinistra Fvg.

Per le opposizioni in Consiglio regionale – si legge nel comunicato diramato dal Patto – l’iter di ripristino degli enti intermedi voluto dal Centrodestra rappresenta il fallimento della precedente riforma, intrapresa dalla maggioranza, che ha visto la costituzione degli Enti di decentramento regionale nel percorso di superamento delle Unioni territoriali intercomunali.

“In questo momento vanno incentivate le forme di aggregazione dei Comuni che, dopo quasi 5 anni dall’inizio della legislatura e le promesse fatte in campagna elettorale, sono in condizioni peggiori di quelle delle legislature precedenti – ha affermato il capogruppo del Patto per l’Autonomia, Massimo Moretuzzo -. Prima dell’ennesima riforma degli enti locali, si pensi a mettere i Comuni nelle condizioni di garantire i servizi e di spendere le risorse disponibili, nonché di esercitare politiche di area vasta che nascano dal basso. La rinascita delle Province non dà alcuna risposta a queste criticità come non affronta il tema del decentramento regionale rispetto al quale è urgente una riflessione. In questo come in altri ambiti (uno per tutti la sanità) serve una moratoria delle riforme, evitando un ulteriore stravolgimento dell’intero sistema, ma trovando il modo di far funzionare l’esistente”.

“Sul superamento delle Province – ha dichiarato il capogruppo del Pd, Diego Moretti – il Pd del Friuli-Venezia Giulia resta coerente con quanto il Consiglio regionale decise a suo tempo all’unanimità, compreso lo stesso centrodestra regionale che oggi, per ordini di scuderia, fa marcia indietro cambiando idea con il mutare dei contesti e mettendo in luce tutte le proprie contraddizioni. Ora, sul finire della legislatura, il centrodestra mette sul tavolo una proposta che dimostra tutta la sua strumentalità a partire proprio dalle tempistiche. Vedremo se, nel caso l’iter costituzionale dell’odierna proposta di legge dovesse andare a buon fine tra qualche anno, il nuovo Consiglio regionale avrà il coraggio di affrontare il tema di una nuova geografia territoriale, prevedendo nuovi confini”.

“La proposta di legge nazionale viene trasmessa con relazione al Parlamento e seguirà il suo iter, peraltro in questo caso molto lungo perché rafforzato. Solo se verrà approvata diventerà legge costituzionale. Siamo quindi di fronte a una messinscena di stampo elettoralistico, che non avrà effetti concreti – ha sostenuto Mauro Cappozzella, capogruppo del Gruppo Consiliare del Movimento 5 Stelle -. Il ritorno alle Province elettive vuole istituire i più classici dei poltronifici, buoni per piazzare qualche trombato della politica. E sarebbe la certificazione del fallimento della controriforma del centrodestra, che nel voler superare le UTI ha creato ancora più confusione e frammentazione nel territorio”.

“Siamo di fronte a una anacronistica restaurazione dello status quo in un momento in cui le energie e le risorse dovrebbero essere concentrate su ciò che realmente serve a migliorare la vita dei cittadini – ha commentato Tiziano Centis, consigliere regionale di Civica Fvg -. È sotto gli occhi di tutti che la sanità è allo stremo, i Comuni sono in affanno economico e le famiglie non arrivano a fine mese. Concludere la legislatura in questo modo credo dia il segno del poco o nulla che è stato fatto e soprattutto di ciò che ci aspetterebbe se i cittadini di questa regione scegliessero ancora una volta questo modello di politica”.

Per il consigliere regionale Furio Honsell di Open Sinistra FVG – conclude la nota –  “il problema principale è che istituire un nuovo livello elettivo di area vasta aumenterà solamente la frammentazione a livello comunale, che è la vera debolezza di questa regione”.