Suicidio assistito, depositate 8.266 firme in Regione per la proposta di legge

Foto di gruppo in piazza Oberdan a Trieste per i promotori della campagna Liberi subito, insieme ai consiglieri regionali intervenuti

Depositate oltre 8mila firme per la proposta di legge sul suicidio assistito.

Grazie ai tanti militanti e iscritti alle cellule Coscioni di Trieste, Pordenone, Udine, Gorizia e al Comitato Promotore, l’Associazione Luca Coscioni ha depositato in Regione le firme raccolte per la proposta di legge regionale di iniziativa popolare sull’aiuto al suicidio assistito “Liberi Subito”.

Sono infatti 8266 i cittadini friulani ad aver sottoscritto la proposta di legge che mira a regolamentare l’aiuto medico alla morte volontaria, garantendo a chi ne fa richiesta tempistiche e procedure certe. Delle 8.266 firme raccolte a partire dal 25 marzo circa 2.600 provengono dal Pordenonese, 2.200 da Trieste, 1.700 dall’Isontino e 1.600 dall’Udinese) Sono state depositate al termine del corteo partito da Piazza Cavana il deposito in Piazza Oberdan, alla presenza del Comitato Promotore della campagna e di Matteo Mainardi, coordinatore nazionale della campagna.

I prossimi passaggi.

I prossimi passaggi per arrivare alla discussione della legge sono descritti dalla legge regionale 05/2003 e prevedono che:

  • entro l’11 ottobre 2023 la Regione, attraverso la Commissione di Garanzia Statutaria, si esprimerà sull’ammissibilità della proposta di legge regionale;
  • nei successivi 7 giorni la decisione della Commissione di Garanzia verrà inviata al Presidente del Consiglio Regionale e verrà pubblicata sul BUR;
  • entro 10 giorni dalla pubblicazione sul BUR, il Presidente del Consiglio Regionale assegna la discussione della proposta di legge alla Commissione competente;
  • entro gli 8 mesi successivi, la Commissione competente ha l’obbligo di discutere la proposta di legge.

Il caso di Anna.

“La proposta di legge – dichiara Matteo Mainardi – mira a evitare ulteriori casi come quello della signora ‘Anna’, protagonista di un iter per l’accesso all’aiuto medico alla morte volontaria che conta a oggi 280 giorni di attesa, caratterizzato da un lungo e doloroso calvario causato dall’ostruzionismo dell’azienda sanitaria prima di vedere riconosciuto il proprio diritto.”.

La donna triestina di 55 anni, affetta da sclerosi multipla, a seguito dell’ordinanza cautelare pronunciata dal Tribunale di Trieste, nei giorni scorsi ha riacceso il dibattito sul tema, quando ha finalmente ottenuto una prima risposta determinata dalla verifica delle sue condizioni da parte della “Commissione per l’accertamento dei requisiti SMA” dell’azienda sanitaria ASUGI, che ha verificato la presenza dei requisiti necessari per l’accesso alla morte volontaria assistita. Ora manca solo il parere del Comitato Etico competente per ASUGI. 

Anna e gli altri italiani.

Federico Carboni, marchigiano, e “Gloria”, veneta, sono i due italiani che al momento sono riusciti a ottenere la morte volontaria assistita in Italia. Altre due persone, Stefano Gheller e “Antonio”, sempre in Veneto e nelle Marche, hanno ottenuto il via libera dal Servizio Sanitario Nazionale in sede di servizio regionale, previo parere del Comitato Etico competente della regione di appartenenza e sono dunque ora liberi di scegliere il momento più opportuno per confermare le proprie volontà o attendere, modificando le proprie intenzioni iniziali.

Altri poi vorrebbero accedere all’aiuto alla  morte volontaria assistita e sono in attesa della verifica delle condizioni, ma sono finiti intrappolati nelle sabbie mobili delle lungaggini burocratiche e vittime del reato di “tortura” da parte dello Stato (attualmente è nota la vicenda di Laura Santi in Umbria e appunto di “Anna” in Friuli Venezia Giulia), costrette a un interminabile percorso nei tribunali, direttamente proporzionale a un peggioramento delle loro condizioni di salute.