Torna la paura del lockdown anche in Fvg dopo la scelta dell’Austria e i contagi in Slovenia: “Più controlli ai confini”

La paura del lockdown in Friuli Venezia Giulia.

Una parola temuta e che, ora, inizia nuovamente a fare paura anche in Friuli Venezia Giulia: lockdown. È quanto accadrà da lunedì in Austria per dieci giorni, con un salto all’indietro di oltre un anno e mezzo, a febbraio 2020, quando la pandemia da Covid era esplosa.

E non tranquillizzano nemmeno i dati della Slovenia, dove oggi si sono registrati 3.517 nuovi contagi, con una percentuali di tamponi positivi del 42,5%. E in mezzo a questi due Paesi c’è il Fvg, dove i numeri sono da zona gialla e che anche oggi hanno visto oltre 500 casi di coronavirus e 5 decessi. E il timore di ripiombare nell’incubo c’è tutto chiusure c’è tutto, eccome.

Occhi sui valichi.

Ecco quindi che il termine lockdown comincia a preoccupare anche sul nostro territorio. È così per Cristiano Shaurli, segretario del Partito Democratico Fvg: “La situazione è pesante, il Fvg è la peggior regione d’Italia – premette -. Ora basta parole, si devono intensificare le vaccinazioni, convincere gli indecisi e velocizzare la terza dose”. Ma i Paesi vicini fanno paura? “Bisogna intensificare i controlli ai Green Pass ai confini ed essere rigorosi – è categorico Shaurli -. Mi appello anche alle ditte che lavorano in forma transfrontaliera: serve più accuratezza. Bisogna fare in modo che si evitino altre chiusure in Fvg, sarebbe una catastrofe”.

I danni per la montagna.

Secondo Stefano Mazzolini, leghista e vicepresidente del Consiglio regionale Fvg, non c’è alcun pericolo da oltreconfine: “Parlo anche da imprenditore del Tarvisiano: austriaci e sloveni che vengono da noi sono già troppo pochi, tutti con vaccino o tampone, quindi assolutamente controllati. Ora spariranno anche questi”. Il lockdown in Austria sarà una mazzata, secondo Mazzolini: “Da lunedì non girerà più nessuno e per la nostra economia sarà un danno economico notevole stare senza i turisti stranieri”.

Un problema, che riguarda anche la Carnia e, per quanto attiene al versante sloveno, anche Gorizia e Trieste, dove il numero di sloveni non è certo pari a quello di un tempo.